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44 Dialogo Primo

scoperte, et occultazioni seguono secondo l’istesso tenore, che facevano da vicino; che seguendo si potrà assai sicuramente concludere l’espansion del lume essere instantanea; che quando ella ricercasse tempo, in una lontananza di trè miglia, che importano sei per l’andata d’un lume, e venuta dell’altro, la dimora dovrebbe esser assai osservabile. E quando si volesse far tal’ osservazione in distanze maggiori, cioè di otto ò dieci miglia, potremmo servirci del Telescopio, aggiustandone un per uno gli osservatori al luogo, dove la notte si hanno à mettere in pratica i lumi, li quali, ancor che non molto grandi, e per ciò invisibili in tanta lontananza all’occhio libero, mà ben facili à coprirsi, e scoprirsi, con l’aiuto de i Telescopii già aggiustati, e fermati potranno esser commodamente veduti.

Sagr. L’esperienza mi pare d’invenzione non men sicura, che ingegnosa, mà diteci quello che nel praticarla havete concluso.

Salv. Veramente non l’ho sperimentata salvo che in lontananza piccola, cioè manco d’un miglio, dal che non hò potuto assicurarmi se veramente la comparsa del lume opposto sia instantanea; mà ben, se non instantanea, velocissima, e direi momentanea, è ella; e per ora l’assimiglierei à quel moto, che veggiamo farsi dallo splendore del baleno veduto tra le nugole lontane otto, ò dieci miglia: del qual lume distinguiamo il principio, e dirò, il capo, e fonte in un luogo particolare trà esse nugole; mà bene immediatamente segue la sua espansione amplissima per le altre circostanti: che mi pare argomento quella farsi con qualche poco di tempo; perche quando l’illuminazione fusse fatta tutta insieme, e non per parti, non par che si potesse distinguer la sua origine, e dirò il suo centro dalle sue falde, e dilatazioni estreme. Mà in quai pelaghi ci andiamo noi inavvertentemente pian piano ingolfando? trà i vacui, trà gl’infiniti, trà gli indivisibili, trà i movimenti instantanei, per non poter mai dopo mille discorsi giugnere à riva?

Sagr. Cose veramente molto sproporzionate al nostro intendimento. Ecco l’infinito cercato tra i numeri par che vadia à terminar nell’unità; da gl’indivisibili nasce il sempre divisibile: il vacuo


non