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20 Dialogo Primo

l’esercito. E chi sà, che altri minutissimi Vacui non lavorino per le minutissime particole, si che per tutto sia dell’istessa moneta quello, con che si tengono tutte le parti congiunte? Io vi dirò quello, che tal’ora mi è passato per l’imaginazione: e ve lo dò non come verità risoluta, mà come una qual si sia fantasia piena anco d’indigestioni sottoponendola à più alte contemplazioni. Cavatene se nulla vi è, che vi gusti, il resto giudicatelo, come più vi pare. Nel considerar tal volta, come andando il fuoco serpendo trà le minime particole di questo, e di quel metallo, che tanto saldamente si trovano congiunte, finalmente le separa, e disunisce; e come poi partendosi il fuoco tornano con la medesima tenacità di prima à ricongiugnersi, senza diminuirsi punto la quantità nell’Oro, e pochissimo in altri metalli anco per lungo tempo, che restino distrutti, pensai, che ciò potesse accadere perche le sottilissime particole del fuoco penetrando per gli angusti pori del metallo (trà i quali, per la loro strettezza, non potessero passare i minimi dell’aria nè di molti altri fluidi) col riempiere i minimi Vacui tra esse fraposti liberassero le minime particole di quello dalla violenza, con la quale i medesimi Vacui l’una contro l’altra attraggono, proibendogli la separazione; e così, potendosi liberamente muovere, la lor massa ne divenisse fluida, e tale restasse sin che gl’ignicoli trà esse dimorassero; partendosi poi quelli, e lasciando i pristini Vacui, tornasse la lor solita attrazzione, et in consequenza l’attaccamento delle parti. Et all’istanza del S. Simp. parmi, che si possa rispondere, che se bene tali Vacui sarebber piccolissimi, et in consequenza ciascheduno facile ad esser superato, tuttavia l’innumerabile moltitudine innumerabilmente (per così dire) multiplica le resistenze: e quale, e quanta sia la forza, che da numero immenso di debolissimi momenti insieme congiunti risulta, porgacene evidentissimo argomento il veder noi un peso di Milioni di libbre, sostenuto da canapi grossissimi, cedere, e finalmente lasciarsi vincere, e sollevare dall’assalto de gl’innumerabili atomi di acqua, li quali, ò spinti dall’Austro, ò pur che, distesi in tenuissima nebbia si vadano movendo per l’aria, vanno à cacciarsi


trà