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92 libro secondo


Ora, ripigliando il nostro istituto e discendendo a ragionare sulle monete di conto, posso credere d’aver rischiarito quanto sia inutile (per la mancanza di moneta stabile) determinare con legge le monete di conto. E veramente, se in ogni Stato ben regolato tutte le monete sono d’una eguale bontá e la proporzione fra i tre metalli è giustamente stabilita, a nulla monta come e con che si conti. Se le monete sono diseguali, ma tutte hanno libero corso, si stipulerá con le buone, ma ognuno procurerá pagare con le cattive, e cosí le buone escono fuori dello Stato; e, se si ordina che con quelle istesse monete si commerci con cui si stipula, questo è lo stesso che supprimer le monete cattive, ed allora, non battendosi le nuove, resta lo Stato senza moneta: e sempre questo stabilir le monete di conto resta inutile e vano. Che se il legislatore fa questo statuto per aver comoditá di cambiar la valuta alle monete che non son di conto, egli si prepara male ad una malissima operazione e calamitosa; mentre, siccome si può dar caso, in cui l’alzar tutta la moneta, o tutta quella d’uno stesso metallo, non sia dannoso, cosí non vi è mai caso, in cui il mutarle ad una parte sola delle monete d’un metallo possa non nuocere, nonché giovare. Vero è che, la moneta d’oro non essendo quasi presso nessuna nazione adoperata nel conto, si crederá che questo metallo tutto si possa alzare, senza toccare il conto; ma a ciò fare (oltrecché l’oro sopra ogni altra moneta non si dee mai toccare) non occorre far legge, perché, quando l’autoritá suprema alza la moneta, se ella vuol trar profitto da quel c’ha fatto, conviene che sia la prima a violarla. Ella dee essersi obbligata nella moneta istessa, in cui ha imposto a’ suoi sudditi che contassero, e, questa non avendola toccata, dovrá pagare coll’altre alzate di prezzo o rifuse; e cosí quella legge, ch’ella la prima ha infranta, da niuno sará eseguita, e ne seguiranno que’ mali, che, ove dell’alzamento si parlerá, saranno a lungo dichiarati.

La veritá di questo si conosce meditando sugli accidenti della Francia. Nella celebre adunanza degli Stati a Blois, il 1577, da Errico terzo fu proibito l’antico conto in lire, soldi e danari, e sostituito quello dello scudo d’oro. I motivi dell’editto erano