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90 libro secondo


uniformarsi alle misure del popolo: altrimenti, o non si sta a quel prezzo, o si dismette l’industria; e nell’un modo o nell’altro il principe non consegue il suo fine. Dunque, per conchiudere, questa moneta invariabile è un sogno, una frenesia. Ogni nuova miniera piú ricca, che si scuopra, senz’altro indugio varia tutte le misure, non mostrando di toccar queste, ma mutando il prezzo alle cose misurate.

Qui forse taluno dirá che, se il metallo ha l’incommodo d’aver un prezzo variabile, si dovrebbe usare un altro genere meno incostante. E per veritá molte volte ho pensato se e’ vi sia o no, e veggo che nella natura non evvi alcuna produzione e materia, tolti i quattro elementi, che sia cosí necessaria all’uomo, che non si trovino generazioni intere di popoli privi dell’uso e della cognizione ancora di loro; e appunto gli elementi soli, per la loro abbondanza, non hanno prezzo. Vero è che ogni nazione ha un certo genere di comestibile, che forma il suo primario vitto, ed è, per cosí dire, il suo grano. Cosí è il riso in Oriente, il maitz in America, il pesce secco presso al polo. Su questo cibo pare che si possa, prendendo il termine mezzo delle raccolte, formare una stabile misura: ma. riguardando poi che il prezzo di esso si regge sulla varia coltivazione, e questa deriva dal vario popolo, ognun vede che non si può. Veramente nel nostro secolo, in cui il mondo ha proceduto tanto innanzi nel cammino della luce e della veritá, che pare che a qualche gran termine s’accosti e non ne sia lontano, i fisici sono pervenuti a trovare l’immutabile misura e la maravigliosa unione fra il tempo, lo spazio e il moto, le tre grandi misure del tutto: avendo ragguagliato il tempo dal corso del sole e trovato modo di dividerlo in particelle uguali, le quali fanno misurare dalle oscillazioni del pendolo; e dalla lunghezza di esso, giá ne’ vari siti della terra determinata e dalla velocitá delle oscillazioni ritrovata, sonosi queste tre grandi misure con perpetuo vincolo congiunte insieme. Ma il prezzo delle cose, cioè a dire la proporzione loro al nostro bisogno, non ha ancora misura fissa. Forse si troverá. Io, per me, credo che ella sia l’uomo istesso; perciocché non vi è cosa, dopo gli elementi, piú necessaria all’uomo che l’uomo, e dalla