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86 libro secondo


ordinariamente si apprezzano le merci con monete immaginarie o di conto, dirò di queste ancora.

Dicesi «moneta immaginaria» quella che non ha un pezzo di metallo intero, che le corrisponda per appunto in valore. Cosí lo scudo romano è divenuto oggi moneta ideale, perché, non zeccandosi piú moneta che contenga dieci paoli d’argento, lo scudo non si trova piú in piazza corrente, ma solo da’ curiosi si conserva. Tale è la nostra oncia, la lira sterlina inglese, la lira di conto in Francia, il ducato d’oro di Camera, il ducato di banco veneziano, e moltissime altre monete. Per ordinario questa istessa moneta ideale suol essere di conto, cioè a dire con essa si stipola, si contrae e si valuta ogni cosa: il che è nato da una medesima cagione, che le monete, le quali oggi sono ideali, sono le piú antiche d’ogni nazione, e tutte furono un tempo reali, e, perché erano reali, con esse si contava. Ma, avendo i principi variata la mole e la forma delle monete, sono quelle divenute immaginarie, e solo ritenute nel conto per maggiore facilitá. In alcuni paesi, come in Francia, con editti severi de’ sovrani è stato varie volte regolato che solo con alcune monete si potesse stipulare e contrarre, e non con altre; e questa cosa è stata ivi creduta importantissima. Ma quasi tutte le nazioni, come è fra noi, non hanno legge che le costringa: l’uso sí bene ha introdotto che si computi con tre monete diverse, delle quali l’una contenga l’altra un numero di volte intero e senza frazione; e sono questi numeri quasi da per tutto il venti ed il dodici. Cosí noi computiamo in ducati e tari, che sono la quinta parte di essi (ed ambedue sono monete d’argento reali), e grana, che sono la ventesima parte del tari, e sono di rame, che poi dividiamo in dodici parti, dette «cavalli» dall’antico impronto che ebbe questa moneta de’ re aragonesi, ed oggi è divenuta immaginaria, non battendosene piú per l’eccessiva piccolezza.

Ora, per ragionare piú minutamente sulle monete di conto e sulle ideali e della loro utilitá, dico come egli è da stabilirsi per assioma che, quando il prezzo d’una cosa, o sia la sua proporzione con le altre, si cambia proporzionatamente con