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58 libro primo


avvedersi, né il loro crescere arrestare, né, poiché sono stabilite, disfarle. Perché non estendendosi il potere d’alcun uomo oltre ai confini della sua breve vita, non è possibile che innanzi al nascere abbia le nuove cose potute prevenire, né dopo la morte è sicuro che secondo le sue mire e’ sia ubbidito. Vero è che gli uomini, quando veggono qualche bell’ordine formato, si pregiano d’averlo essi voluto istituire, ed a perfezionarlo (come essi dicono) danno di piglio. Ma neppure questa perfezione agli uomini in tutto si dee: perché, o ella è conforme all’indole della cosa, e siegue; o l’è contraria, e da se stessa si disfa. Romolo certamente non pensò a far sorgere un vasto imperio, né Augusto si accorse che, nel perfezionarlo e nello stabilirlo, egli lo disfaceva. Quella virtú istessa, che ad ingrandir la repubblica concorse, e que’ vizi, che la distrussero, erano negli uomini originati dagli ordini e da’ difetti di quello stato, disposti a produr questi effetti.

E, per rivolgerci alla nostra materia, grandissima cosa è senza dubbio l’istituzione della moneta; ma è falso che gli uomini fossero quelli, i quali imprima avessero pensato ad usarla. Ella si cominciò (come io ho narrato) ad usare quasi senza che si conoscesse ch’ella si usava e senza comprendersene l’utilitá. Dappoiché fu nota e resa comunale, si applicarono gli uomini a migliorarla, e, perché la sua natura vi concorreva, si potè col conio e con altre arti facilitare. Ma è da tenersi per indubitato, e questo io voglio in questo capo dimostrare, che la provvidenza è quella che ha voluto che noi avessimo l’utilitá della moneta, disponendo cosí le cose, che, conosciuti i metalli, la moneta si dovea necessariamente introdurre; e, quando poi questa fu introdotta, non si potè de’ metalli far a meno, né sostituir loro alcun’altra mercanzia, cosí richiedendo i bisogni dell’una e le proprietá degli altri. Questa materia, quanto e importantissima, tanto io spero ch’ella sará per essere a’ miei lettori piacevole e fruttuosa.

Sono da ridere invero tanti, che dicono essere gli uomini tutti un tempo convenuti ed aver acconsentito ad usar questi metalli, per sé di niun uso, come moneta, e cosí aver dato