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capo secondo 35


Se per mezzo di quest’inutili corpi noi dalla ferina vita, in cui ci mangiavamo l’un l’altro, alla civile, in cui in pace ed in commercio viviamo, siamo non senza stento trapassati, non ci facciano ora, per rigore di sapienza, tornare a quella barbarie, donde per dono della provvidenza siamo felicemente scampati. Il comune degli uomini non si può nelle idee oltre a certi limiti migliorare; e, volendolo ad ogni modo fare, l’ordine delle cose si guasta e si corrompe.

Lasciando adunque nel loro disprezzo tutte queste considerazioni, che sono figliuole d’una superficiale ed imperfetta meditazione, si concluda una volta che que’ corpi, che agli uomini accrescono rispetto, alle donne bellezza, ai fanciulli amabilitá, sono utili e meritamente preziosi. Da questo si dee trarre l’importantissima conseguenza, che l’oro e l’argento hanno valore come metalli anteriore all’esser moneta; il che piú a lungo nel seguente capo si tratterá. Ora, che del valore in generale io parlo, avendo spiegato quel che da me colla voce di «utilitá» s’intenda, passo a parlare della raritá.

Io chiamo «raritá» la proporzione che è fra la quantitá d’una cosa e l’uso che n’è fatto. Chiamo «uso» nommeno il distruggimento che l’occupazione d’una cosa, la quale impedisce che, mentre uno ne fa l’uso, possa questa soddisfar anche i desidèri d’un altro. Siano, per esempio, cento quadri esposti in vendita: se un signore ne compra cinquanta, i quadri diventati rari quasi del doppio, non perchè si consumino, ma perchè cinquanta ne sono tolti dalla venalitá; il che in qualche maniera può dirsi uscire fuori del commercio. Vero è però che piú incarisce le cose il distruggimento che questa estrazion dal commercio: poichè quello toglie affatto ogni speranza, questa si valuta secondo la probabilitá, che vi è, che la cosa occupata e ristagnante torni alla venalitá ed al commercio; e questo merita assai riflessione.

Passando ora a dire sulla quantitá della cosa, dico che sonovi due classi di corpi. In alcuni ella dipende dalla diversa abbondanza con cui la natura gli produce: in altri solo dalla varia fatica ed opera che vi s’impiega. È la prima classe