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piú tardi, in Germania, dove Gian Giorgio Hamann ne faceva oggetto di alcuni raffronti coi posteriori e piú fortunati Dialogues sur le commerce des blés1.

Verso quella sua opera giovanile (che, per altro, dal punto di vista meramente scientifico, rappresenta il meglio che egli abbia scritto) il G. conservò sempre una speciale tenerezza. E, quando, vent’anni piú tardi, diventato tanto piú celebre, era costretto a difendersi dagli attacchi degli economisti francesi, i quali, furiosi di essere stati messi da lui deliziosamente alla berlina nei Dialogues sur le commerce des blés, si affollavano per mordergli le calcagna, ricordava loro che colui, cui essi davano il titolo ingiurioso d’«intruso» e di «nouveau venti dans leur berçail», era «l’ainé de tous les économistes» e il solo che avesse il diritto di cacciar loro di sede, appunto perché il solo che avesse giá al suo attivo un’opera fondamentale di economia, quando la «sècte économique n’était pas encore née»2.

E alla Moneta tornava, con un senso come di nostalgico rimpianto, nel 1780, allorché, ormai sazio di onori e dignitá, e precocemente vecchio come era stato precocemente uomo maturo, aveva quasi perduto ogni attaccamento alla vita, che aveva fin troppo goduta. Ma aimè! quanto egli era diverso dall’uomo di trent’anni addietro! Certamente le sue cognizioni economiche, politiche,

    votre livre ‘Sur la monnaie’ — ‘N’ètail-il pas plus simple — me dites-vous — que vous divinassiez que dans mes Dialogues je rèpèterais les mêmes principes que j’ai adopte dans mon livre de la Monnaie, que vous m’avex fait l'honneur et l'amitiè de traduire?’ — A la vèritè, vous insinuez que je serais en contradiction avec moi-même, parce que j’ai traduit votre ouvrage en francais. Mais celle raison n’ est pas bonne. J’ai pu le traduire et en dire beaucoup de bien, sans m’engager pour cela à ne pas le refuter. D’ailleurs, l'estime que je fais d'un volume in-4 n’est pas un engagement de trouver bon tout ce qui y est renfermè. J’ai trouvè et je trouve encore que votre livre est fort bon», ecc. ecc. Senonché, per quante ricerche io abbia fatte, non mi è riuscito rinvenire codesta traduzione. Alla Nazionale di Parigi, almeno, come mi si assicura, non esiste. Né piú fortunato di me è stato Eduardo Dessein, autore di una mediocre monografia sulla Moneta (G. et la question de la monnaie au XVIII siècle, Langres, 1902), il quale confessa che, non avendone potuto rinvenire alcuna versione francese, se ne fece fare una, per suo conto, da un suo amico, piú di lui esperto nell’italiano. Né del trattato esistono versioni in altre lingue, quantunque non manchi chi affermi che «on le traduisit en plusieurs langues» (Perey-Maugras, studio cit., p. xvii).

  1. Hamann’s, Briefwechsel mit Jacobi, ediz. Gildemeister (Gotha, 1868), pp. 49. 571-3, 584, 604, 627, 667-8, 671.
  2. Si veda la citata lettera alla D’Èpinay.