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si spacciano come voce universale della intera nazione le querele di pochi uomini della sola oziosa metropoli. Tutti questi discorsi, benché saggi e veri, uscendo dalla voce d’un solo in ristretto circolo di persone, non bastavano a far ampia e durevole impressione.

E fu, a vero dire, questa la principale se non l’unica causa che mosse il Galiani a scrivere la presente opera, nella quale chi attentamente la legge si accorgerá che, presa l’occasione dalla moneta, di tutta l’economia degli Stati, e principalmente di questo nostro, si ragiona.

Ha l’autore oggi la doppia consolazione, e ne è quasi orgoglioso e superbo, di vedere che quel giudizio, che in esso détte dello stato di questo Regno nel 1750 e di quanto, malgrado i fallaci segni, era da sperarne di aumento e di prosperitá, si è dipoi trovato in ogni sua parte vero e d’anno in anno confermato; del che è ormai non solo la nazione tutta, ma l’Europa intera persuasa. Ha in secondo luogo avuto il piacere di osservare d’essersi dalla sapienza di chi questo nostro Regno ha governato preso a seguire quell’istesso metodo per appunto, quelle stesse pratiche, quelle stessissime precauzioni rispetto alla moneta, ch’egli avea credute convenevoli e buone. E, sebbene sia lontano dall’immaginare non che dal vantarsi d’avere a ciò col suo libro in parte alcuna contribuito, non può però non esser contento di cosí illustre suffragio; tantoppiú che l’evento ha corrisposto, essendosi con raro esempio veduto in questo Regno, da quel tempo in poi, la moneta sempre in ottima regola e calma e senza minima scossa o perturbazione.