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330 note aggiunte nella seconda edizione


al danno de’ sudditi per tal mutazione, vi era quello, che, secondo l’antico appalto per la formazione della nuova moneta di grana 14 a libra, verrebbe l’appaltatore a guadagnare altre 13 grana a libbra per l’importo de’ due steriini che mancano, senza profitto della reale azienda.

Con dispaccio degli 11 ottobre 1747 fu terminata dal re la quistione, con ordinare che la moneta si fabbricasse «del mismo peso y valor de la que corre y se cuñò en los años 1735 y 1736, mayormente por averse en todas partes au meni ado el valor de la plata». Fu saggia la risoluzione, giacché l’esperimento di tanti anni ha comprovato l’equilibrio della nostra moneta d’argento coll’oro e col rame. Dico, di piú, che è tanto di poi incarito l’argento, che da alcuni anni in qua si è cessato di batterne, non trovandosi appaltatore che possa intraprenderlo senza discapito e danno. Ma è cosí abbondante tra noi la moneta d’argento, che niun incomodo ci arrecherá, se scorreranno ancora molti altri anni senza coniarsene.

XV

(p. ivi, r. 13)

Col bando pubblicato a’ 27 novembre 1749, fu dichiarato dal sovrano il peso e la bontá delle tre nuove monete d’oro. Quella valutata ducati sei, e che si volle denominare «oncia», fu dichiarato pesar trappesi nove ed acini diciassette e mezzo. Quella di ducati quattro, che si volle chiamar «doppia», pesa trappesi sei ed acini undici e tre quarti. Infine quella di ducati due, che dovea chiamarsi «zecchino napoletano», pesa trappesi tre ed acini cinque ed un quarto. La bontá di tutte queste monete è la medesima, ed è di carati ventuno e tre quarti.

Quasi nel tempo istesso furono ammesse a libera circolazione nel Regno le monete d’oro siciliane, chiamate «onze», valutandole per trenta carlini. La loro bontá, secondo il saggio fattone dalla deputazione il di 30 gennaio 1750, è parimente di carati 21 e 3/4; il peso di trappesi 4 e acini 19.

Da quel tempo in poi sono venute in grandissima copia le onze d’oro siciliane a noi, e, quantunque fin dal 1758 abbia quella zecca cessato di coniare, sono ancora abbondantissime nel Regno. Delle monete d’oro battute nella nostra zecca non è minore l’abbondanza.