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326 note aggiunte nella seconda edizione


In quel tempo i carlini di dieci grana eran di un ottavo meno pesanti di quelli che si battevano a tempo degli Aragonesi, giacché sappiamo dalla sopracitata relazione della nostra zecca che nell’anno 1542 si erano cominciati a battere del peso di trappesi tre, acini dieci e mezzo. Il carlino, adunque, del tempo in cui vendè il grano il Fascitelli, valeva incirca sedici grana correnti; ed il prezzo, a cui lo vendè, corrisponderebbe in peso di metallo a circa quattordici grana attuali, le quali, se fossero moltiplicate per quattro, darebbero il prezzo di cinque carlini e mezzo: che sarebbe un prezzo infimo e da far ridere, a cui, in una somma abbondanza di raccolta e divieto d’estrazione, potrebbero sbassare in oggi i grani in Puglia. E pure ritraesi da altri documenti che la differenza de’ prezzi da quell’anno al di d’oggi non è piú che del triplo: onde è che il Fascitelli non venne a vendere il suo grano piú che se oggi si vendesse meno di cinque carlini. Tanto il Regno erasi sommamente dissanguato ed impoverito di moneta, dacché erasi trovato convertito in infelice provincia della Spagna!

E che veramente dal 1547 a noi i prezzi siansi soltanto triplicati, mi pare che ad evidenza si scorga da un altro documento, che la diligenza dello stesso signor Meola (della cui amicizia singolarmente mi pregio) mi ha fatto dissotterrare. E questo una cronichetta manuscritta autografa d’un don Geronimo de Spenis, prete d’una principale e ricca famiglia di Frattamaggiore, il quale fu curioso di scrivere nel suo natio napoletano linguaggio alcuni avvenimenti notabili della cittá nostra dal 1543 fino al 15471, e in mezzo ad essi inserì anche qualche fatto suo privato; tra’ quali il maggiore, a parer suo, era stato la prima messa che cantò e il pranzo pubblico che dètte per questa occasione a tutto il villaggio (residuo del costume antico dell’«epulum populo datum») e della colletta di offerte fattegli, secondo il costume in somigliante funzione. Ci ha cosí tramandata la notizia de’ prezzi di tutto quel che fu comprato per lo banchetto. Tutto il racconto è cosí curioso e ci conserva tante memorie di antichi costumi oggi disusati, che io non so trattenermi dal riportarlo fedelmente per intero, ancorché non tutto faccia al mio proposito:

Die primo mensis Augusti anni 1546, in Fratta, de domenica, che io donno Ieronimo cantai la prima messa dentro la ecclesia de Santo Sossio a lo

  1. Breve cronica dal 2 giugno 1543 a 23 maggio 1547 di Geronimo de Spenis da Frattamaggiore, pubbl. da B. Capasso, in Arch. stor. nap., ii, 511-51. I brani che seguono sono stati corretti sul testo dato dal Capasso [Ed.].