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note aggiunte nella seconda edizione 317


Εἴτ´ ἄρ´ ὅγ´ εὐχωλῆς ἐπιμέμφεται εἴθ´ἑκατόμβης,
αἴ κέν πως ἀρνῶν κνίσης αἰγῶν τε τελείων
βούλεται ἀντιάσας ἡμῖν ἀπὸ λοιγὸν ἀμῦναι...


Se mai [Giove] di voto [non adempiuto] ci accusa o di ecatombe; sicché, di agnelli l’odoroso grasso e di scelte capre gradendo, voglia da noi la peste respingere.


E nello stesso libro [vv. 315-6], narrando la restituzione di Criseide al suo padre e i sacrifizi d’ecatombe fatti da’ greci in espiazione, dice:


ἕρδον δ´ Ἀπόλλωνι τεληέσσας ἑκατόμβας
ταύρων ἠδ´ αἰγῶν παρὰ θῖν´ ἁλὸς ἀτρυγέτοιο:


Sacrificavano ad Apollo ecatombe di scelti tori e di capre sul lido del mar sonante.


Che poi non fosse il numero degli animali sacrificati nell’ecatombe piú di uno solo, è facile dimostrarlo da altri versi del poeta: dalla piccolezza della nave d’Ulisse, su cui fu imbarcata una ecatombe [ivi, 309], e da molti altri argomenti raccolti da me in una dissertazione sullo Stato della moneta ai tempi della guerra troiana per quanto ritraesi dal poema di Omero, letta nell’accademia degli Emuli nel 1748, che non ha mai vista la luce del pubblico, essendomi sempre parso un lavoro soverchio giovenile. La conservo tralle mie carte fregiata d’una postilla, che degnò farvi di sua mano l’immortale Mazzocchi, e per questo solo mi è cara.

VI

(p. 43, r. 9 sgg.)

La popolazione del Regno in quel tempo si credeva generalmente essere di due milioni quattrocentomila anime al piú; ma Bartolommeo Intieri la calcolava a tre milioni duecentomila almeno, e non s’ingannò. Perciò io calcolai allora il consumo del grano a quindici milioni di tumoli nel nostro popolo, gran mangiatore di pane e di pasta e poco carnivoro. Presso altre nazioni si può calcolare a tre tumoli e mezzo per anno a testa, e non più, sebbene si creda universalmente che sia assai maggiore. È andata