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314 note aggiunte nella seconda edizione

esempio, tra gli altri, Niccolò Machiavelli. La stima de’ suoi scritti è ora sbassata al suo giusto livello. Il Cardinal di Fleury gli chiamava «les rèveries d’un fiorume de bien », e tali infatti sono.

II

(p. 2, r. 4 dal basso)

I trattati di Giovanni Locke, in inglese, Sull’interesse del danaro e Sulla moneta sono anteriori di tempo al Saggio del commercio del signor Melun; ma furon da me nominati in secondo luogo, perché gli stimo da meno. Non erano nel 1750, anno in cui pubblicai quest’opera, stati pubblicati tradotti in alcuna altra lingua, ma furono poco di poi impressi in italiano in Firenze, nel 1751, da’ dotti uomini e miei amici signor Giovanni Francesco Pagnini e signor Angelo Tavanti, in due tomi in 4°, per Andrea Bonducci. I traduttori fiorentini vi aggiunsero note, riflessioni, commentari, rischiarazioni. Inoltre slogarono e smossero tutto il testo, per poterlo così divider in capi e sezioni, e dar qualche ordine alle materie. Malgrado tanta fatica, l’opera è restata orribilmente oscura. Io, che per mio studio della lingua inglese avea nell’anno 1744 fatta questa traduzione, mi svogliai di rilimarla e pubblicarla, appunto perché mi era avvisto del disgusto che recava ai lettori quel disordine e quella continuità senza rifiato, come l’avea composta l’autore. Oltracciò, non adottando io molti principi e molti sentimenti di lui, vidi che sarei stato obbligato a lunghe note e confutazioni, invece delle quali mi parve meglio impiegato il tempo a far quest’opera, che contenesse solo i miei pensieri.

III

(p. 7, in fine)

Allude questa frase alla privazione d’ogni soccorso e d’ogni consiglio altrui, a cui mi era volontariamente condannato per custodire il segreto. E qui voglio avvertire una volta per tutte, che, per meglio nascondermi, mi parve conveniente fingere quasicché l’autore del libro fosse uomo grave, di matura età, combattuto e stancato dall’avversa fortuna e giunto al tedio d’un mondo troppo ben conosciuto; e valsemi tanto questa finzione ed innocente maliziuola, che niuna cosa giovò più a far applaudire al libro e a non