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capo quarto 305


eguale de’ due metalli presente o lontano (e che è detto anche assolutamente «cambio»), basta meditare sulla natura del cambio, e subito saranno manifeste. Il cambio è l’acquisto d’una somma di danaro in parte lontana, evitando il trasportarvelo, e si ottiene con farselo cedere da chi ve lo aveva: il che si dice «girare». Dunque tutto quel che si paga, a chi trae, di piú dell’equivalente peso di metallo, non ha da superare il prezzo del trasporto unito al prezzo di tutti i gradi di rischio, a’ quali è sottoposto il metallo trasportato, e non la cambiale. Ecco adunque l’ultimo limite del prezzo de’ cambi, oltre al quale non possono stabilmente e per lungo tempo stare, quando anche talvolta in un movimento improvviso l’avessero trapassato. Il termine giusto è quando col peso del buon metallo, che è nelle varie monete, si regola, ed è detto «cambio alla pari». Discende di sotto al pari alle volte per quelle ragioni stesse per cui una mercanzia avvilisce. Il prezzo vile è prodotto dalla folla de’ venditori e dalla premura di vendere. Cosí, quando in un luogo sono molti i crediti de’ mercanti, i quali abbiano premura di riavere il danaro, divenendo la cessione del credito piú vantaggiosa a chi la fa che a chi la riceve e sborsa il danaro contante, divengono le condizioni di utile a chi cambia, di perdita a chi trae. Dunque il cambio favorevole a’ banchieri nasce da povertá e decadenza d’uno Stato; e per contrario quanto egli è piú basso, tanto maggiori hanno ad esser i crediti d’un paese co’ suoi convicini; e questi crediti non potendo nascere se non da robe vendutevi, tanto si dimostra maggiore l’estrazione. E quindi è che il principe non ha da curare che si profitti ne’ cambi; sí perché lo Stato intiero non vi guadagna né vi perde, come quelli ch’escono dalla mano d’un suddito per entrare in quella d’un altro suddito; sí perché la loro bassezza, se duole a’ negozianti, non ha da rincrescere a chi ama la prosperitá d’uno Stato. E perciò quelli scrittori, che vi fanno molto strepito d’intorno, si dimostrano piú affezionati al traffico, stata forse la loro arte, che al bene de’ concittadini. E veramente i giudizi, che con tanta venerazione si ascoltano dagli uomini denarosi dati sulla moneta, sono simili a que’ d’un uomo, a