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capo quarto 270


La forma de’ banchi di Venezia, di Amsterdam e d’Amburgo è la seguente. In prima è permesso a ciascuno intromettere denaro nel banco, del quale viene scritto creditore in un libro. Il pagamento si fa poi colla semplice mutazione del nome del creditore in esso libro; con che resta trasferito il dominio. Per evitare le mutazioni della moneta e la varietá de’ prezzi, si è stabilito che il denaro si ricevesse secondo quella quantitá di fino metallo ch’egli ha: donde è venuta varietá di prezzo fra la moneta del banco e la corrente; la quale disparitá è detta «agio di banco». Il denaro, una volta intromesso, non è lecito riprenderlo poi, ma solo si può nel modo sopraddetto spenderlo; onde venne il detto che «il banco buono è quello che non paga». L’utilitá del banco è la facilitá del pagamento, renduto esente da trasporto e da altri rischi, e la sicurtá della custodia, divenuta infinitamente maggiore che nelle casse proprie o de’ privati. Ma tutti sì fatti comodi si conobbe per esperienza non bastare a muovere gli uomini a privarsi della vera moneta, e la fede delle repubbliche non parve neppur bastante ad assicurare i timori degli avari. Quindi convenne forzare gli uomini a depositar la moneta; il che si fece con vietare, mediante l’autoritá della legge, il potersi pagare le lettere di cambio, tutte le grosse mercanzie ed ogni altro gran prezzo, oltre una data mediocre somma, con altra moneta che di banco. Così, ne’ paesi di commercio divenuta necessaria piú dell’oro e dell’argento una moneta, che il compratore era forzato ad usare ed il venditore non potea ricusare, i banchi furono tosto riempiuti. Quello di Venezia è fissato ad essere di cinque milioni di ducati; ma quello d’Amsterdam ha senza dubbio intromessi per quasi trecento milioni di fiorini. Quanti ve n’abbia ora riposti, è incerto, come lo è incerto del pari di quello d’Amburgo. Ma la repubblica, assicurando il banco e rendutasene mallevadrice, fa che non si cerchi riavere quel denaro, che, non esistendo nel banco, dovrebbe dalla repubblica darsi; e, poiché la repubblica distinta da’ privati è un ente chimerico, non si può da lei sperar altro che veder le sustanze de’ privati al bisogno pubblico convertite. E perciò i privati sono creditori di loro