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266 libro quarto


può dire attaccata, perciò ne discorrerò con quella brevitá che mi sembra piú conveniente.

Le rappresentazioni della moneta altro non sono che manifestazioni d’un debito. Dalla difficile imitazione nasce la loro sicurezza; dalla fede e virtú del debitore la loro accettazione. È perciò il loro valore composto dalla certezza del debito, dalla puntualitá del debitore e dalla veracitá del segno che si ha in mano. Quando tutti i tre sopraddetti requisiti sono al sommo grado sicuri, la rappresentazione eguaglia il valore della cosa rappresentata, giacché gli uomini tanto stimano il presente quanto un futuro che certamente, ad ogni atto di volontá, divenga presente. Perciò tali rappresentazioni, trovando agevolmente chi le prenda, diventano monete, che si potriano dire in tutto eguali alle vere, se non fosse ch’elle divengono cattive e false, subito che perdono alcuno de’ sopradetti attributi, i quali, non essendo intrinsechi alla natura loro, non vi stanno cosí fermi addosso, come la bellezza e lo splendore a’ metalli componenti la vera moneta. Perciò, dopo che io avrò numerate tutte le sorti di rappresentazioni e narratane l’origine e l’utilitá, mi restringerò a dire come s’abbia a fare per sostenerle in credito in modo tale, che, divenute perfette immagini della moneta, possano al pari di essa girare.

Essendo, come ho giá detto, necessario alle rappresentazioni l’esser sicure dal contraffarsi, hanno i privati usato d’apporre nella dichiarazione de’ debiti loro il carattere della propria scrittura; il quale non solo è con maravigliosa varietá diverso in ognuno e con pari maraviglia sempre uniforme in ciascuno, ma è inoltre difficilissimo ad essere da altri imitato. Ma i principi hanno variamente usata o la scrittura di qualche loro ministro, o il sigillo e l’arme regia improntate sopra carte o cuoio o basso metallo; donde sono nate le monete dette «di necessitá». La sicurezza di queste ultime è fondata unicamente sul terrore delle leggi, che ne vietano l’imitazione, per altro facile; e perciò solo per breve tempo hanno potuto servire. Dell’istessa classe sono le monete «obsidionali», battute da’ comandanti delle piazze assediate, quando, mancato il danaro ed interrotta.