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252 libro quarto


per lor materiale il denaro. È loro unica cura richiamarlo tutto nelle mani loro, acciocché, somministrandolo a’ coltivatori, ne traggano lucro e abbiano le mercanzie a prezzo vile in mano. Il non aver bisogno fa poi che le ritengano pazientemente finché rincariscano. Sono perciò essi una poco utile parte dello Stato, e talor anche dannosa.

Lo stesso è delle nazioni. Quelle, che, come è la Francia, la Spagna e il piú dell’Italia, sono abitatrici di vasti e fertili terreni, dalla natura arricchiti d’ogni suo dono, non han bisogno di molto denaro per vivere felicemente; nè il loro commercio ha da esser altro che l’industria della coltivazione e delle manifatture. Altre nazioni sonosi ritrovate ristrette in luoghi o alpestri e sterili, come è Genova e gli Svizzeri, o in siti paludosi, come Venezia e l’Olanda. Quivi l’avara natura niega loro tutto; e quindi è che, divenuti i bottegai ed i mercanti dell’universo, fanno sui regni grandi, che sono loro dappresso, quel che i mercanti usano cogli agricoltori. Hanno perciò prudentemente tali repubbliche cercata ogni via di moltiplicare il denaro, l’acquisto del quale era per esse quasi una conquista di nuovi terreni: ma saranno sciocchi que’ popoli, che, vivendo in mezzo a’ terreni di fertil natura e coltivandoli male, mossi da invidia puerile, cercheranno imitare disadattamente coloro che sono in assai diversa situazione. Il pareggiare altrui non s’ottiene sempre con imitarlo e seguirlo; e perciò sconsigliatamente è proposto agl’italiani accumular denaro, quando, ubbriacati nell’agresto oltramontano, lasciano i loro felici campi privi di piante e di cultori.

Restami solo a dire, prima di terminare, dell’introduzione e corso alle monete d’altro principe, che si suole in molti Stati dare. Intorno a che dico che, quanto alle monete d’argento, o si parla di principati grandi o di principati piccoli, come sono i ducati d’Italia, gli elettorati di Germania ed altri. Ne’ primi è meglio sempre escluderle affatto: ne’ secondi è troppo molesto al commercio de’ cittadini, de’ quali moltissimi sotto diversi principi quasi egualmente vivono. Io stimerei però conveniente che la moneta propria non si facesse mai eguale in