Pagina:Galiani, Ferdinando – Della moneta, 1915 – BEIC 1825718.djvu/233

CAPO PRIMO

I

del corso della moneta

Quando sia utile e vero il corso della moneta — Calcolo della quantità di danaro necessario ad un regno, fatto dal Locke — Quanto denaro sia nel Regno di Napoli — Si esamina se basti al commercio suo — Calcolo del valore de’ frutti di tutto il Regno — Conseguenza di questo calcolo — Effetti dannosi del corso cattivo ed interrotto — Danno dell’agricoltura e delle arti — Oppressione de’ poveri — Ruine delle fattorie — Origine delle usure — Donde venga la varietà degl’interessi — Danni che provengono dal ristagnar la moneta — Rimedi del poco corso — I. I pagamenti piccoli e vicini — II. Le fiere e i mercati — III. L’uso de’contratti e de’pagamenti in merci — IV. Buon ordine nell’esazione de’ tributi — Origine della forza degli antichi principati — V. I giudizi pronti e giusti — VI. Le leggi chiare — Danno del fòro cavilloso — Stato nostro presente — VII. È benefizio infinito il principe proprio.

Io chiamo «correre la moneta » quel passare ch’ella fa d’una mano in un’altra come prezzo d’opera o di fatiche, sicché produca in colui, che la dà via, acquisto o consumazione di qualche comodità: perché, quando si trasferisce diversamente, fa un rigiro inutile, di cui non intendo qui favellare. Così, se il principe destinasse mille ducati, i quali ogni mattina dovessero trasportarsi dalla casa d’un suo suddito a quella d’un altro, un tanto giro né gioverebbe allo Stato, né accrescerebbe forze o felicità, ma solo molestia e trapazzo a’ cittadini. È adunque il corso della moneta un effetto, non una causa delle ricchezze; e, se