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222 libro terzo


fosse stato riguardato; ma fu fatale l’aver pensato d’opporsi, avendo, per cosí imprudente mossa, perduta in un istante tutta quell’autoritá e stima che, col favorire le opinioni popolari e meno cortigiane, aveasi da gran tempo conciliata. Né si ricordò il parlamento quando convenga avvertire alla forza dell’arme che si maneggia e dello scudo su cui si percuote, e che, se non si rompe l’uno, si fiacca infallantemente l’altra. Così ad altri, per aver vibrata un’armatura piú temuta che forte contro un corpo di perfetta soliditá, se gli spuntò in modo che non se n’è potuto piú servire.

Fecesi adunque l’alzamento; ma dall’esito suo non si può prender regola, essendo stato interrotto dal sistema della banca e della compagnia del Misissipi. Solo ne fu macchiata la fama del duca d’Orléans, contro cui non restò calunnia o atroce ingiuria che non fosse inventata, profferita e creduta. Grande ammaestramento dell’ingiustizia degli umani giudizi. Luigi decimoquarto, dopo stancate le penne e gli elogi dell’eloquenza, ottenne il nome di «grande», che certamente gli è ben dovuto. Filippo d’Orléans, dí cui non v’è dubbio che trovò la Francia moribonda, lasciolla sana, invece d’un nome glorioso, è morto con memoria d’abominazione. E pur questo non è strano, perché io ho veduto sempre gli uomini (e siami lecito framischiare a tanta serietá una espressione giocosa) maledire i chirurghi e non le amiche.