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220 libro terzo


Ma, prima che tali cose accadessero, aveano giá le due Camere de’ conti e de’ sussidi, per non parer da meno, fatte le loro rappresentanze i 30 giugno.

La Camera de’ conti, per bocca del presidente Paris, avea esposto che


l’alzamento rendea il commercio impossibile, i cambi enormi, le mercanzie straniere raddoppiate di prezzo, restando le monete di Francia fra gli stranieri sul piede delle loro. La facilitá del contraffare e la lusinga d’un immenso guadagno potea riempir la Francia di monete adulterine. Il commercio interiore anche era danneggiato dall’alzamento, che scemava il consumo.


Tutte cose false e sconciamente dette. Il commercio non potea diventare inpossibile, essendo tra due sudditi egualmente aggravati dal male, che, secondo essi, siegue dietro la mutazione della moneta; e, quando ha pari bisogno il venditore e il compratore, sempre i prezzi sono moderati. I cambi non fansi enormi, fuorché in voce; il che non importa. Se divenisse il cambio tra Roma e Napoli d’uno a mille, quando il ducato sará la millesima parte dello scudo, sará sempre il cambio alla pari. Se le merci straniere rincaravano, meno se ne doveano spacciare: dunque meno denaro andava fuori. Se il consumo delle natie scemava, piú ne restavano da mandar fuori. La falsificazione era male che sempre si potea temere; ma non v’era ragione alcuna per cui si dovesse temere piú allora che in altro tempo, come quello che non ha connessione alcuna coll’alzamento; e si trovò infatti che niuno Stato vicino mandò in Francia monete.

Il presidente Le Camus, per parte della Corte de’ sussidi o des aides, parlò poi con piú eloquenza, ma non con sapienza maggiore. Disse


esser male grandissimo il rincarar delle merci giá cominciato a sentire; colla carestia privarsi i popoli degli agi della vita; che per lo spaccio diminuito si dismetterebbero le manifatture ed uscirebbero dal regno gli artefici; che le gabelle del re anche diminuirebbero, scemato il consumo; che, se i re predecessori