Pagina:Galiani, Ferdinando – Della moneta, 1915 – BEIC 1825718.djvu/219


capo terzo 213


né ministri propri aveano i re, oltre ai loro ereditari; ma degli elettori (che, essendo tutti dispotici nelle loro terre, aveano e soldati e dazi e ricchezze) doveano forzosamente servirsi. Dura consimile governo ancora in parte nella Germania e nella Polonia: altrove non piú tanto come ne’ secoli passati. Ora da sí fatti ordini venne che i re, gl’imperatori erano poverissimi di propria forza; e, poiché fu loro data, come segno di sovranitá, la zecca, su di lei cominciarono a rivolgere gli studi e le arti ed a saziarvi la loro non giusta aviditá. Cosi d’una istituzione fatta pel ben pubblico si fece un capo di rendita e di profitto, il migliore che i re avessero, perché tutto loro: onde si cominciò a concedere come una rendita regia, eguale a’ dazi e pedagi; e cosí divenne annessa alla sovranitá o a quel dominio che l’avea dal sovrano diretto ottenuta. Fu tanto l’abuso che della zecca fecero i principi per mal regolata avarizia, che i parlamenti, ripieni ancora d’autoritá e di potere, vietarono loro talvolta il variar la moneta e gli obbligarono a prometterlo col giuramento; ed i popoli, quasi liberati da gravissimi mali, ne seppero loro buon grado. Si sarebbe l’ereditario orrore potuto cancellare dagli animi popolari nelle ultime necessitá della Francia, se la salutare operazione dell’alzamento non si fusse mista e confusa con altre non tutte lodevoli; e perciò ancora si dura a temere ed abborrire quel, che, essendo cattivo e brutto in sé, è poi qualche volta, al pari della crudele e sanguinosa guerra, necessario e buono. Ma io temo tanto che senza necessitá si metta mano alle monete, che, se non avessi perfetta conoscenza del tempo e del principe sotto cui ho avuta dal cielo la sorte di vivere, o non avrei scritta la veritá, o mi sarei dallo scrivere cosa alcuna astenuto. Intanto la sua virtú m’assicura appieno ch’egli non toccherá mai le monete senza estrema e, dirò quasi, disperata necessitá; e la sua grande e meritata fortuna mi promette che a tale stato, vivente lui, non perverremo giammai.