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204 libro terzo

V

veri danni che produce un alzamento

Quando sia nocivo l’alzamento — Primo errore del Melun — Secondo errore del Melun — Problema del Melun e sua risoluzione.

Sempre che il diminuire i salari a’ ministri del principe è inutile o pernicioso, sará inutile e pernicioso, e perciò ingiusto, l’alzamento.

Ne’ tempi prosperi l’alzamento è d’aggravio a’ poveri, siccome ne’ calamitosi è di sollievo. Il signor Melun, che ha meglio d’ogni altro discorsa questa materia, è inciampato in un sillogismo, che gli mostrava l’utilitá dell’alzamento, di cui l’inganno è cosí impercettibile, che quasi non si ravvisa. Egli ha ragionato cosí. L’alzamento giova al debitore, nuoce al creditore: or i debitori son sempre i piú poveri: dunque l’alzamento è di sollievo al povero. L’inganno sta in questo, che ricco è colui, il quale ha modo di poter godere delle altrui fatiche senza dover prestare una equivalente fatica in atto, avendo presso di sé le fatiche sue o da’ suoi maggiori fatte prima e convertite in danaro. Perciò è ricco chi ha molto danaro, ed è creditore delle fatiche: il povero non ha danaro, ma n’è creditore sul ricco mediante la sua fatica, ch’egli a lui deve. Sicché, stando sull’opposte bilance il danaro e le fatiche, il ricco è il debitor del danaro, il povero il creditore. Or l’alzamento giova non al debitore delle fatiche, ma a quel del danaro; dunque giova al ricco, facendo che con maggior fatica s’abbia ad acquistare lo stesso vero valor di metallo (io qui parlo dell’alzamento prima della mutazione de’ prezzi delle fatiche, seguendo la quale egli è distrutto): sicché egli è ingiusto, giacché arricchisce il ricco ed aggrava di peso il povero.

Ma, quando lo Stato è travagliato, il principe, che, per essere la piú ricca persona, è il maggior debitore di danaro, diviene povero di danaro; e perciò gli giova l’alzamento a farlo