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200 libro terzo


è giusta l’operazione; non risultandone altro se non che i pesi dello Stato sono portati, come è dovere, da que’ che il possono, i quali non solo pagano il principe, ma rifanno a’ piú poveri il danno dell’imposizione generale. E che ciò nell’alzamento avvenga, si dimostrerá di qui a poco.

In ultimo non vacilla la fede regia per un alzamento, fuorché quando è inopportuno. Il mancare alle promesse, quando è forza di necessitá, non toglie fede, ma accresce compassione, come nella repubblica genovese abbiamo, non è molti anni, veduto avvenire. Agli uomini non danno sospetto le disgrazie, che procedono da cause naturali, ma si bene i vizi e la mala fede, se non possano esser frenate o da timore interessato o da autoritá superiore. Sia il principe giusto, e si avrá fede in lui. Faccia l’alzamento quando è necessario, e niuno se ne lamenterá. Non paghi quando non può, e il non poterlo non è sua colpa, ed e’ ne sará compatito piú e con maggior fervore d’animi soccorso.

Mi nasce un timore nell’animo, che molti potrebbero credere aver gli altri, a differenza mia, avuto in mente discorrere dell’alzamento, quando egli è fatto senza necessitá. Se essi (che io nol credo) avessero cosí pensato, sarebbero perciò vieppiú biasimevoli: perché niun medico, scrivendo della virtú de’ medicamenti, ne dirá sul supposto che sieno dati a’ sani; né i giurisperiti trattano delle pene a cui con ingiustizia si condannano gl’innocenti. Non è degno di chi si gloria scrivere accuratamente d’una cosa supporre sempre ch’ella sia amministrata fuori di tempo e di ragione; né, quando ciò si volesse supporre, vi si può fare un libro, poiché in due versi soli si dice tutto. È sentenza che non soffre eccezione: tutto quello, che è fatto sconciamente ed inopportunamente, esser cattivo; e quel botanico, che volesse discorrere delle virtú de’ semplici cosí amministrate, terminerebbe il libro alla prima facciata.