Pagina:Galiani, Ferdinando – Della moneta, 1915 – BEIC 1825718.djvu/205


capo terzo 199


Sotto un governo ingiusto poi, se è sensato il timore d’uno importuno alzamento, è stolto il rimedio che, con trattati impressi e scritture non lette neppure dal principe, nonché rispettate, gli si volesse apportare. Conviene solamente «bonos imperatores voto expetere, qualescumque tolerare».

Dolersí che il principe non paghi il convenuto, anche è irragionevole; perché o egli non vuole, o non può pagare. Se non vuole, ha mille modi, oltre all’alzamento, da non pagare: se non può, è cosa sciocca che i suoi sudditi vogliano ad ogni modo esser pagati da lui. S’egli non ha niente privatamente suo, ed è sua solo la suprema autoritá sulle robe e sulle vite, pagando, fa un circolo vizioso e inutile, mentre rende a’ sudditi le loro robe istesse. V’è questo solo divario, che prende da tutti e dá a pochi, piú meritevoli degli altri. Ma, se i creditori del principe fossero i piú agiati, sarebbe molto ingiusto togliere a’ piú poveri per dare a’ meno bisognosi. Nelle congiunture calamitose avviene appunto che chi non serve al principe, quali sono i contadini e i bassi artigiani, s’impoverisce. Dunque è degno di commendazione il principe, se paga meno del convenuto e se diminuisce i soldi, quando, non avendo piú denaro, conosce non essere spediente dissanguare l’infelice contadino desolato dalla barbarie delle guerre, per soddisfare appieno il ricchissimo finanziere. Onde si conosce con quanta contradizione parlino quegli scrittori, che, ostentando rigide massime, gridano contro a’ grossi salari, e di tali spese ragionano come di tanto sangue tratto a’ nudi ed affamati agricoltori; biasimano poi l’alzamento; e, quel ch’è piú meraviglioso, conoscono esser esso la medicina di quel male.

Da quanto s’è fin qui detto diviene manifesto quel che si convenga giudicare dell’altro male, cioè che si tolga ad uno per dare ad un altro. In voci assolute una tal sentenza è degna di detestazione, poiché ella è la definizione appunto della tirannia, la quale è quello stato di governo, comunque siesi, o di molti o di pochi o d’un solo, in cui hanno ingiusta distribuzione i premi e le pene. Ma, se coloro, a’ quali si toglie, sono meno bisognosi di quelli a cui si dá,