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capo secondo 179


di questa materia, gridi che non s’hanno ad aggravare i popoli, io non credo ch’essi pretendano che le supreme potestá quel metallo, che manca, l’abbiano a crear dal niente; e, se dee uscir dal popolo, non uscirá mai senza strida e dolore.

Ora, passando a ragionare delle operazioni de’ principi sulla moneta, dirò imprima che il diminuirne il peso o la bontá tacitamente e di soppiatto non è operazione, che possa cadere in animo d’un principe nato degno di comandare. Egli è, da supremo arbitro, divenir falsatore e tosator di monete. Perciò non è strano se sono piú secoli che cosa tale non è avvenuta; e, se ne’ tempi piú recenti s’è fatta, è stata frode degli affittatori delle zecche, e non de’ principi loro. Che ne’ secoli barbari poi siesi usata, non è meraviglia. L’ignoranza era tanto cresciuta, che le regole del giusto non erano ravvisate da quelli, cui non si paravano altri oggetti dinanzi che di tirannia e di frode, quando, a raggirare la ruota delle cose umane, la maschera dell’inganno e l’aperta violenza sottentrarono in luogo del sapere e della beneficenza perdute. Adunque non è decente oggi trattenersi a dissuaderne i sovrani.

Può anche mutarsi la proporzione palesemente e con editto; e questo, quando mai fosse cattivo consiglio, non si può dir però vituperoso. Intorno ad esso si hanno a stabilire le massime seguenti:

I. La mutazione di proporzione tra il rame e i metalli ricchi, se non è grandissima, non produce effetti, ed è simile all’alzamento totale. Si vede ciò quasi da per tutto, mentre pochi paesi vi sono, in cui non v’abbia un dieci per cento almeno di sproporzione, essendo o soverchio il peso del rame, come è in Roma, o scarso, come è qui. In Francia gli alzamenti si sono fatti de’ soli metalli preziosi, fra’ quali si è conservala una costante proporzione, poco curando se si cambiava col rame.

La ragione è che tra il rame ed i metalli superiori non v’è ugualitá di forze. Il rame è sei o otto volte almeno minore in quantitá, altrettanto maggiore in corso. Cosí nel Regno di Napoli, ove saranno da otto in dieci milioni di ducati d’argento, non ve n’è un milione e mezzo di rame. Il rame, cattivo ch’ei