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164 libro terzo


imperio la proporzione alzò, perché i barbari asciugarono l’oro di molto. In una legge d’Arcadio e d’Onorio si ha che una libbra d’argento corrispondeva a cinque solidi d’oro1. In un’altra degli stessi imperatori ogni solido si valuta venti libbre di rame2. In una terza, falsamente attribuita ad Alessandro Severo (poiché ella è di Valentiniano e Valente) nel Codice teodosiano, il solido d’oro si riconosce essere la settantesimaseconda parte della libbra, o sia la stessa d’un’oncia3. Da queste tre leggi comparate insieme si trova essere stata la ragione dell’oro all’argento di uno a quattordici e due quinti; quella dell’oro al rame di uno a millequattrocentocinquanta; dell’argento al rame di uno a cento.

Ne’ secoli barbari divenne assai piú raro l’argento, e perciò la proporzione cambiò, discendendo quasi al dieci per cento. O pure ciò venne per essersi coniate le monete d’oro infetto di molta lega. Ma in questo stato restò pochissimo tempo, poiché, nel 1356, Giovanni di Cabrospino, nunzio in Polonia, presentò alla Camera romana un suo foglio4 delle monete correnti al suo tempo, nel quale si legge: «Libra auri 96 fiorenis: libra argenti puri, sive marcha, 8 fiorenis»: era dunque la proporzione come uno a dodici. In questo termine si mantenne sino alla scoperta dell’America con piccolo vacillamento, e, un secolo e piú dopo tale scoperta, non era ancora di molto cambiata. Poi da un secolo in qua è andata crescendo tanto, ch’ella s’accosta oggi di molto a quella di uno a quindici, la maggiore di quante ne abbia accuratamente avute. Ho voluto distendermi sopra ciò, per dimostrare quanto sia falso ciò che è da moltissimi creduto, che lo scoprimento dell’America abbia mutata

  1. Cod., x, 76 (De argenti pretio quod thesauris infertur), x.
  2. Cod., x, 29 (De collatione aeris), i.
  3. Cod., x, 70 (De susceptoribus, praepositis et arcariis), 5, del consolato di Lupicino e Ionnino.
  4. Inserito dal Grimaldi, nella sua opera inedita De sudario Veronicae, e stampato dal Muratori nelle Antiquitates Medii Aevi, ii, diss. 28.