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160 | libro terzo |
fuori tutta la moneta e si può in certo modo dire la sola venditrice della medesima, se essa non dá un non giusto prezzo, il popolo non lo potrá dare giammai; e perciò, se sará lasciato in libertá d’ognuno il variarlo, se esso era il vero, si conserverá; se non era, si muterá nel vero. E, quantunque si debba credere che le zecche de’ principi giusti, regolate da gente virtuosa, non sieno per dar mai un falso prezzo alla moneta; pure egli è da aversi per certo che i pochi, qualunque studio v’adoprino, possono sempre cadere in errore, se non si lasciano condurre da’ molti.
Né finalmente è degno d’uomini savi il riporre una falsa idea di vergogna nel lasciarsi regolare in opera cosí grande dal popolo. È cosa piú grande assai il prezzo del grano, del vino, dell’olio; piú grande quello delle terre, delle case, degli affitti, degl’interessi e de’ cambi: e pure niuna legge ne dá regola, fuorché il consenso solo della gente. E veramente come può esser vergogna il lasciar piena libertá a coloro, il servire a’ quali è il sommo degli onori? I magistrati sono ministri destinati alla felicitá della moltitudine ed alla conservazione della di lei libertá; ed il principe istesso a questo impiego da Dio è consegrato.
Volendo ora alcuno sapere perché tutti i popoli contro questo, ch’io dico, hanno usato porre con legge tale proporzione, io ritrovo due esserne state le cagioni. L’una, e la piú forte, è che gli uomini credono sempre far bene col fare e che, non facendo, s’abbia a star male; né si troverá magistrato, che voglia pregiarsi di non aver fatto. E pure il non fare non solo è cosa ripiena molte volte di pregio e d’utilitá, ma ella è inoltre difficile molto e faticosa assai piú che non pare ad eseguire. E, se noi riguarderemo che tutte le buone leggi, che si possono sopra qualche materia fare, si possono in un solo colpo promulgare ed in un foglio raccogliere, conosceremo che, quando è fatto tutto il buono, e pure si vuole (non contentandosi di eseguire il giá fatto) seguitare ad ordinare, è inevitabile guastare il buono e cominciare il cattivo; ed, ancorché non si facesse male, il voler troppo minutamente ordinare le cose è in