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158 libro terzo


quando i compratori sono piú ricchi de’ venditori, la legge ha da favorire il venditore e non il compratore, perché sempre il prezzo è piú svantaggioso per chi ha maggior desiderio di vendere, essendo piú bisognoso. E, se alcuno richiederá perché i nostri nobili (in mano de’ quali è l’amministrazione di questa parte di governo) abbiano tanta cura di far osservare l’assisa, poiché essa è tanto molesta e costringe anche l’onorate persone a contravvenirle; io risponderò che le opinioni antiche e le grida della plebe anche negli animi ben formati hanno forza superiore a tutto; e tanto piú, che è la classe de’ compratori che impone le assise, e non quella de’ venditori.

Una terza specie di prezzo abbiamo ancora, che diciamo «voce», che è prezzo fisso, ma non forzoso. Usasi questa e nel grano e nel vino e negli oli e nel cacio ed in quasi tutti i generi di prima necessitá. Non si può con parole esprimere l’utilitá e le comoditá della «voce». Essa serve di norma a que’ contratti, ne’ quali spontaneamente due hanno convenuto di stare al prezzo della «voce»; e cosí è mista la libertá di contrarre alla necessitá d’una regola fissa, e la forza la fa la libera convenzione, non la legge della «voce». A questa istituzione noi dobbiamo tutto il giro del nostro commercio, il quale, dovendosi fare quasi senza moneta, perché di questa il Regno non è abbondante, senza la voce non si potrebbe raggirare. E, poiché ella è cosa notissima, non mi dilungherò in celebrarla. Solo voglio raccomandare, a chi presiede, la conservazione di cosí bella ed utile costumanza, la quale si conserva e si sostiene unicamente per la fede, che ha il popolo nella giustizia della «voce» e nella integritá ed intelligenza di coloro che la danno. E, se questa, collo sbaglio di pochi anni consecutivi (essendo la fede pubblica piú delicata di qualunque fumo a fuggire), si perdesse, noi saremmo intieramente rovinati.

Ora, volendo applicare alla moneta questa varietá di stabilimenti e conoscere quale sarebbe per esserle piú accomodato, io credo che il lasciar la proporzione fra i metalli affatto non definita non sarebbe cosa utile; imperocché essa si richiede:

1. per la facile valutazione delle monete, de’ cambi, de’ pagamenti e d’ogni contratto che si faccia col denaro;