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156 libro terzo


senza trarne alcun piacere, lá non può essere ordine alcuno di governo e di felicitá. I dazi, i tributi, le mercedi de’ magistrati allora sono giuste, quando sono ordinate ad accrescere la nostra quiete, dando il sostentamento a quelle persone piú savie e virtuose, che sappiano mantenere la pace e la regolata libertá. La tirannia non è altro che quel cattivo ordine, in cui acquista ricchezze colui che ad altri o non è utile o è pernicioso. È adunque tirannia il fare che le ricchezze di chi si trovava per caso pieno di moneta d’oro passino a chi avea moneta d’argento, senza ragione veruna. E chi volesse dire che lo Stato intiero non vi perde, quando sono ambedue cittadini, si ricordi che di tutte le cose, che distruggono un paese, niuna lo fa piú presto della tirannia.

Ora, avendo manifestato quanto male sia nel dare a’ metalli una falsa proporzione di valuta, non mi pare fuor di proposito, poiché la materia mi vi tira, discorrere le ragioni per cui niun popolo o regno è stato finora, che non abbia voluta stabilire questa proporzione. E prima cercherò s’egli è stato necessario; e, quando avrò dimostrato che no, cercherò perché si sia fatto sempre.

A dimostrare che sia inutile lo stabilire per legge tal proporzione nella moneta, non meno che il prezzo degl’interessi e de’ cambi, Giovanni Locke ne’ suoi trattati usa questo argomento. Che, quando la natura delle cose la stabilisce, non vi si ha a framettere la legge: perché, o ella non si discosta dalla natura, ed è inutile; o se ne discosta, ed è ingiusta, e tutto quel, ch’è ingiusto, è sempre dannoso ad ognuno. Ma un tale argomento, concepito in termini generali, non è buono; perocché, come qualunque uomo ben conosce, essendo la legge giusta una confirmazione della natura, ne seguirebbe che non si avessero a porre leggi, non potendosi evitare che non fussero o inutili o cattive: sicché si ha da restringere questo a que’ soli casi in cui non può temersi violazione della natura, come sono i prezzi de’ contratti. La compra e la vendita anche nello Stato civile sono in una piena e naturale libertá, come ogni altra cosa che dipenda dal consentimento di due; né può