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142 libro secondo


libertá perduta, ha goduto d’una sola moneta. Sono state perciò queste le piú ordinate; e da’ Normanni in Sicilia, dagli Svevi in Messina e in Brindisi1, poi in Napoli, che sede regia cominciò ad essere, si sono battute. Ma nel restante d’Italia (che, tutta divisa in piccolissime cittá, e queste ora sotto tirannetti, ora in una spezie di libertá, da diversi umori di fazioni miseramente lacerata, fino al decimoquinto secolo visse) non vi fu cittá o signore, che non battesse moneta, e, quel ch’è peggio, che diversa dall’altre in peso ed in bontá non la facesse. Nel solo Stato, che oggi è della Chiesa, han battuto moneta i papi, il senato romano, Ravenna (sotto i goti, gli esarchi e i vescovi suoi), Rimini, Bologna, Ferrara, Forlí, Pesaro, Sinigaglia, Ancona, Spoleti, Ascoli, Gubbio, Camerino, Macerata, Fermo; e sulla guisa istessa è tutto il restante d’Italia. Quel, che una tanta confusione cagionasse, è facile l’indovinarlo. La tirannia de’ principi è congiunta sempre colla stupiditá de’ sudditi. Quel danno, che colla lega e coll’alzamento tentavano i superiori di fare, questi, non lo sentendo e quasi non se ne accorgendo, lo minoravano; finattanto che le turbolenze delle armi, come sempre avviene, fecero girare la povertá e la ricchezza con diverso movimento da quello che con queste arti si sperava dar loro, conducendo il commercio le ricchezze piú lentamente che non lo fa la guerra e la rapina. Non è però che di alcune monete non fosse maggiore il credito, e che per lo piú non si usasse d’appoire ne’ contratti che la moneta da pagarsi dovesse esser la tale o la tal altra, e vi si aggiungessero le qualitá di «purum», «dominicum», «probatum», «obrizatum», «optimum», «pensantem», «expendivilem», o altro. Fra le monete piú accreditate furono i denari di Pavia e di Lucca, detti «papienses» e «lucenses», di cui frequenti memorie troviamo; finché, avendo battuto i fiorentini il loro fiorino d’una dramma d’oro puro, da questa restarono tutte l’altre oscurate e vinte. In que’ secoli, per la varietá delle monete, nacquero i nomi di moneta «fortis» e «debilis» ad esprimere la maggiore o minor quantitá della

  1. Come narra Riccardo da San Germano, nella sua Cronica, all’anno 1231.