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134 libro secondo


quando il conio ne dimostrasse un altro, questo non distrugge quello, ma restano ambedue insieme; e quello del conio e della legge, che perciò dicesi «estrinseco», corre fin lá dove la legge si stende ed ha forza d’operare: l’altro, che è nella natura e nel metallo contenuto, e perciò chiamasi «intrinseco», resta ed ha luogo dovunque non può averlo il primo. È il conio adunque una rivelazione del valore intrinseco, fatta dalla pubblica autoritá giustamente e rettamente adoperata: né è nell’arbitrio del principe il dare al metallo coniato quel valore che gli piaccia, ma si conviene (generalmente parlando) all’intrinseco uniformarlo. Di questo essendosi detto assai lá dove si è mostrato il valore intrinseco del metallo come mercanzia di comoditá e di piacere, indipendente dall’uso suo come moneta, non è d’uopo che si torni qui a dire.

Resta solo a ricercare se abbia ad essere per appunto lo stesso il valore della moneta coniata che quello del metallo, o diverso. Sulla qual materia è da sapersi imprima che in tutti i principati egli è oggi maggiore, valendo la moneta, piú del metallo in lastre, tutto quel che vale la spesa del conio con qualche poco di piú. Questo dippiù è quel denaro, che si ritiene il principe per dritto della zecca, chiamato da’ francesi «droit de seigneuriage», e suole importare il due e mezzo per cento. La spesa del conio è diversa secondo il vario vivere e pagare degli operai ne’ vari paesi; ma all’ingrosso si valuta a 1/2 del valore intrinseco del rame, a 1/50 dell’argento, a 1/400 dell’oro.

Nell’antichitá io credo, benché di certo non si sappia, che la spesa del conio non fosse compresa nel valore della moneta, vedendosí che gli antichi usarono dapprima il conio delle loro monete per rappresentarvi le loro divinitá e le feste e i giuochi sacri, indi per tramandare ai posteri la memoria de’ grandi avvenimenti. E questo desio dell’immortalitá della gloria, ch’era l’ultimo fine di quelle nazioni, come fra noi (grazie al Dio della veritá) è la vita seconda, fece sí che in su le monete presero somma cura d’improntare con nobilissime sculture quegli accidenti che credettero degni dell’immortalitá.