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capo secondo 107


dell’infingardaggine ed oziositá loro. Né è da seguire la comune espressione, che taccia talora le nazioni di viziose, neghittose e cattive. La colpa non è loro: perché è natura de’ sudditi, dopo che al cattivo governo hanno colla disubbidienza inutilmente resistito, armarsi di stupiditá; ed è questa ròcca, siccome l’ultima, così la piú sicura ed inespugnabile, rendendo i sudditi non meno inutili al principe che se ribelli fossero, ed il principe non meno debole che se sudditi non avesse. L’esperienza ha fatto conoscere che l’uomo è piú forte nel patire che nell’agire e che, di chi opprime e di chi tollera, cede prima quello e poi questo, avendo anche l’inerzia i suoi conquistatori: della quale sentenza, oltre ad essere le antiche storie ripiene, si è conosciuta la veritá negli americani, che colla loro brutale insensibilitá, diversa dall’antica loro industria, hanno fiaccata e doma ogni arte degli europei; e cosí si sono in certo modo sottratti a quel giogo, che la loro inerme virtú non avea potuto spezzare. Da questo poi procede che una nazione oppressa teme, per le frequenti battiture avute, e il bene e il male, e diviene cotanto irragionevole, che bisogna fargli utile per forza, come a forza si medica quel cane che dalle ferite del bastone è spaurito.

E questo basti aver detto dell’inganno, che produce l’ignoranza de’ movimenti della moneta. Ora è tempo che di lei piú particolarmente si ragioni, e spezialmente delle monete, secondo i vari metalli onde sono fatte.