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62 del lino.

tengono i semi prendono un color bruno; allora può dirsi maturo e si passa a farne il raccolto. Alcuni volendo ottenere un miglior filo, non attendono il complesso di questi indizii; e lo raccolgono appena che alcune capsule incomincino ad imbrunire, od anche appena che ingialliscano gli steli.

Il raccolto si fa estirpando le piante a mano, avendo riguardo a prenderle in basso, onde non comprimere le capsule e perderne i semi; estirpati gli steli si ripongono colle radici all’insù, formandone dei mucchietti circolari, appoggiando l’un contro l’altro i manipoli di essi. In tal modo la pianta finisce di essiccare completamente, prima di trasportare il tutto sotto ai portici esposti al mezzogiorno, o sopra solari o cascine, dove sta da otto a dodici giorni, secondo che questi siano più o meno caldi e soleggiati. Se dopo questo decorso di tempo il lino non è per anco ben secco, si stende in buona giornata sull’aja colle cime rivolte a mezzodì, indi si prende il lino a manate, ed appoggiandone le cime sopra una forte tavola, si batte con una mazzuola appianata di legno, finchè veggasi che tutte le capsule siansi staccate, o per lo meno che tutti i semi ne siano usciti. In alcune località si usa far passare le manate di steli per una serie di denti impiantati piuttosto fitti sopra una tavola, ma con questo metodo talvolta o si perdono dei semi, o si perde del filo, perchè porzione degli steli viene strappata assieme colle capsule. Durante questa operazione si sciolgono i manipoli di lino per mondarli dalle erbe straniere che fossero state strappate assieme, e si separa il lino più lungo da quello più corto: ciò fatto si rilegano facendo dei fastelli più grossi, quanto cioè può contenersi in due mani. Il seme del lino, detto volgarmente linosa, si ventila e si vaglia per riporlo in granajo.

§ 809. Ben mondati e legati i fastelli, come si disse, si dispongono per la macerazione, la quale oggidì si eseguisce in quattro diverse maniere cioè, colla rugiada, coll’acqua corrente, coll’acqua stagnante e col vapore. Tutti questi metodi sono adoperati a seconda delle circostanze: quello però di macerare colla rugiada non è praticato in Lombardia, perchè in quell’epoca può dirsi che non ve ne sia, e perchè il lino dov’è coltivato in grande, gode dell’opportunità dell’acqua corrente che serve all’irrigazione, e dov’è coltivato in piccolo può sempre avere qualche piccolo maceratojo di acqua stagnante. Dovendo far macerare alla rugiada si opera come indicai per la canapa, § 799, stendendo il lino sopra