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volte in estate, dopo il raccolto del frumento, o d’altro cereale che maturi almeno nel luglio, procurando di sminuzzare e polverizzare ben bene la terra. Il terzo lavoro, che deve essere concimato, si fa in settembre al momento della semina. Egli è poi tra il secondo lavoro fatto nei primi giorni d’agosto ed il terzo che si possono seminare i lupini pel sovescio, come già ve ne feci parola.

Non occorre poi dire che quando il lino d’autunno succeda al prato di spianata, od alle cotiche sovesciate in genere, è necessario un sol lavoro in autunno, e questo vuolsi ben fatto, cioè a solchi stretti e profondi, uguagliando meglio che si può il terreno colla zappa avanti di procedere alla semina. In ogni caso poi entro il mese di ottobre il lino desidera d’essere zappato, perchè soffre assai le male erbe, fra le quali le peggiori sono la bietola pratense, detta slavazzo, ed il grongo; la prima nuoce per le sue larghe foglie e robusta vegetazione, la seconda perchè serpeggiando sul terreno, avviluppa per larghi tratti co’ suoi finissimi steli le piante di lino.

Pel lino di primavera all’incontro si prepara il terreno colla coltura jemale, cioè con un’aratura in settembre od in ottobre, un’altra in novembre, alla quale si lascia in piedi il solco, ed una terza ed ultima in marzo all’epoca della semina, ben inteso che il terreno venga concimato avanti di quest’ultimo lavoro. Se però il lino succede alle cotiche, due sole arature saranno sufficienti, cioè la prima in novembre, anche dopo il pascolo della quartirola, e la seconda in marzo al momento della semina. Quando il terreno sia duro per siccità, si usa d’irrigare avanti l’ultimo lavoro.

La semina tanto del lino d’autunno quanto di quello di primavera deve aver di mira lo scopo finale di tale coltivazione, cioè se dalla pianta vogliasi il puro filo, oppure buona quantità di semi, od ambedue questi prodotti. Perciò la quantità di semi necessaria per un ettaro può variare d’assai, essendo necessario gettarne in abbondanza quando si desideri ottenere una maggiore quantità e migliore qualità di filo; e se invece si miri ad aver seme, la semina dovendo essere assai più rada, basterà una quantità di semente assai minore; ed una quantità media quando vogliasi e filo e seme. Epperò il peso della semente varia dai chilogrammi 140 sino ai 350; la Lombardia è quel paese che ne adopera una minor quantità, cioè dai 130 ai 150 chilogrammi; di più per