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26 delle rape e delle carote.

totale, i quali non bastano acciò la pianta fiorisca o porti seme, tanto più che, andandosi incontro all’autunno, la temperatura diminuisce e la stagione si fa più umida ed il terreno più fresco, condizioni ambedue assai favorevoli alla coltivazione della rapa.

Il terreno migliore per questo prodotto è il terreno sciolto egualmente abbondante d’argilla, di calce, e di terra vegetale, ossia di humus.

Il concime dev’essere misto, non troppo azotato, ma piuttosto favorevole allo sviluppo del gas acido carbonico.

§ 773. La coltura della rapa è piuttosto dispendiosa, e presso di noi non può adottarsi che qual secondo prodotto dopo il raccolto del frumento, della segale, dell’orzo, dell’avena, ecc,; ma, dove non si possa disporre d’acqua d’irrigazione, spesse volte negli estati aridissimi la semina va intieramente fallita. Verso la prima metà di luglio, fatto il raccolto del primo prodotto, e mondato il campo dalle stoppie, si lavora immediatamente e si erpica finamente allo scopo di levare le erbe inutili e di rendere polverulento il terreno; dopo 15 giorni si dà un altro lavoro ed un’altra erpicatura; poi si spande il concime, ed al sopravvenire d’una prima pioggia d’agosto, si lavora per la terza il terreno e si seminano le rape tanto a gettata, quanto in righe spandendo il seme nei solchi dell’aratro. È meglio seminare piuttosto rado che fitto, poichè il diradamento richiederebbe troppa mano d’opera, oltre che il soverchio numero di piante nuocerebbe al regolare loro primo sviluppo.

La quantità di semente per un ettaro varia dai chilogr. 2 ai 2 e 1/2, ed ordinariamente si mescola a cenere o sabbia per rendere più facile e più uniforme la semina.

Successivamente le rape si devono tener ben monde dalle erbe.

Il raccolto si fa avanti che sopraggiunga il gelo, e si usa togliere dapprima le foglie, le quali si consumano pel bestiame; poscia si levano le radici dal terreno che si conservano nelle cantine, od in luoghi asciutti e dove non penetri il gelo. Un ettaro di terreno può dare un prodotto di 30,000 a 50,000 chilog. di radici secondo gli anni e le varietà coltivate.