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del pero. 273


L’indurimento della corteccia può considerarsi come una malattia nelle piante da frutto. Questo indurimento può essere prodotto dall’evaporazione e secchezza indottavi dai raggi solari che colpiscano la corteccia per lungo tempo nella giornata. Questo fatto si riscontra specialmente nei soggetti tolti dal vivajo i quali dall’ombreggiamento che facevansi l’uno coll’altro, vengono ad un tratto isolati ed esposti ai cocenti raggi; può essere effetto di cattiva nutrizione della pianta, per la quale non aumentando di volume il tronco, la corteccia rimane a lungo stazionaria e quindi invecchia ed indurisce; e finalmente può essere effetto di scoli che tendono a disorganizzare od indurire la corteccia quali sono gli scoli gommosi, resinosi, e quelli che derivano da piaghe o ferite prese da ulcere o da carie. L’indurimento produce una difficoltà nell’ulteriore corso e deposito degli umori sotto la corteccia; epperò la pianta deperisce se quella continua a resistere allo sforzo di nutrizione, oppure rimane malconcia, quando la corteccia in qualche luogo si fende per dar sfogo agli umori. Le precauzioni da usarsi in tal caso in parte le abbiamo già accennate parlando della gomma, ed in parte al § 883 quando parlai delle cure di conservazione delle piante fruttifere, accennando essere vantaggioso il toglierne le cause, cioè o l’influenza dei raggi solari, o rimediando agli scoli, o concimando, o praticando delle incisioni verticali.

La clorosi, ossia, ingiallimento o pallore delle foglie durante l’epoca di vegetazione, è una malattia che frequentemente si riscontra nelle piante, singolarmente nella stagione calda ed asciutta nella quale sembra che le radici ed il tessuto cellulare non possano funzionare normalmente. Oltre alle foglie veggonsi anche le cime più tenere de’ germogli prendere un color bianco gialliccio, e svilupparsi stentatamente. Questa condizione della pianta è dovuta insomma ad un difetto di nutrizione, ad una specie d’inerzia generale degli organi addetti a questa funzione. Talvolta un effetto consimile riscontrasi quando le radici sono rose dalle larve della caruga comune, o quando le radici s’impegnano in un sottosuolo duro e sterile. L’irrigazione e l’aspersione delle foglie già accennata al § 883 spesso vi rimediano; e questa benefica azione può essere efficacemente coadjuvata dall’usare di acque che tengano disciolto del solfato di ferro nella proporzione di una a due gramme per ogni litro d’acqua. L’irrigazione e