Pagina:Gaetano Cantoni - Trattato completo di agricoltura, 1855.djvu/27

22 dell'igname.

si zappa una volta o due, indi si rincalza. In seguito la parte erbacea copre talmente il terreno che impedisce la vegetazione d’ogni altra erba e qualunque altro lavoro.

Venuta l’epoca del raccolto si tagliano dapprima gli abbondanti steli, che possono servire per foraggio verde, e si possono anche far seccare pel verno. Ciò fatto si levano le radici colla zappa o colla vanga, si scuotono per farne cadere la terra, si lasciano al sole per un giorno, indi se ne staccano i tubercoli che si ripongono in luoghi asciutti e caldi, poichè la patata soffre anche a +4° o +5°.

Il prodotto d’un ettaro a patate è di circa chilogr. 30,000 di tuberi e di altrettanto peso di steli. Egli è perciò che nei climi caldi questa coltivazione e utile anche per l’abbondante foraggio che somministra. Il valore del tubero della patata deve essere minore di quello del pomo di terra; anzi il sapor dolciastro, e la minor quantità di fecula rende questo tubero meno ricercato e meno appetito dall’uomo: ciononpertanto l’abbondante materia zuccherina che contiene potrebbe renderlo vantaggioso tanto per l’estrazione dello zuccaro, quanto per la fabbricazione dell’alcool.

DELL’IGNAME.

§ 768. L’igname (fig. 180) (dioscorea japonica, dioscorea batatas), igname batata, è una pianta a radice tuberosa che soltanto da cinque anni si conosce in Europa. L’igname era coltivata con successo nella China già da gran tempo, e fu portata in Francia da Montigny, console francese a Chang-Haï.

La parte erbacea, ossia lo stelo di questa pianta, è annuale, e le radici sono vivaci, oblunghe come le rappresenta la fig. 180, alcune delle quali arrivano perfino alla lunghezza d’un