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ad esserne libere. Nei terreni poco fertili e sciolti la vite soffre assai dippiù che nei terreni buoni, profondi e ben concimati.

4.° La diversa qualità delle uve sembra invece avere un’influenza maggiore. Cioè le viti estranee ad un dato clima vanno esenti nei primi anni d’invasione del male, ma col tempo esse pure ne sono prese, quando le proprie del paese vanno, si può dire, liberandosene. Volevasi che le viti americane, e soprattutto la così detta Isabella, ne andasse immune; questa asserzione infatti si avverò per alcun tempo, ma io posso assicurarvi che nel 1856 anch’essa ne fu presa, come vennero invase dall’oidio alcune viti di Bordeaux che sino a quell’anno erano rimaste illese.

6.° Non si conosce finora nessun mezzo preventivo di cura, e molto meno alcun sicuro mezzo curativo. Tutti i rimedi di preparazione più o meno segreta rimasero finora senza alcuna efficacia generale, sebbene, come avviene d’ogni cosa consimile, tutti vantino i loro miracoli. Sembra però che i mezzi tendenti a far perire le muffe in genere (profumi, lavature ed aspersioni caustiche) come anche quelli che impediscono l’ulteriore diffusione (soluzioni gommose, gelatinose, bitumose) abbiano di tempo in tempo, quando casualmente vennero applicati in epoca opportuna, prodotto qualche benefico effetto. — Il rimedio che più d’ogni altro ebbe il suffragio universale in Francia fu l’aspersione coi fiori di solfo, o collo solfo polverizzato, fatta sulle uve a tre diverse epoche della vegetazione, cioè quindici giorni avanti la fioritura, durante la fioritura, e quindici giorni dopo di essa; altri invece la praticano in epoche più avanzate delle precedenti, cioè poco dopo la fioritura, quando gli acini hanno la grossezza d’un grano di melgone, e quando cominciano a prendere il color proprio dell’approssimarsi della maturanza. Il mezzodì della Francia consuma quantità immense di solfo, essendosi estesa la persuasione della sua efficacia; ma in Italia chi ne sperimentò gli effetti ne rimase deluso. Ciononpertanto non è a credere che il mezzodì della Francia spenda tanto tempo e denaro senza aver ottenuto qualche buon effetto, se forse il miglior stato delle viti non è da attribuirsi al lento scomparire della malattia.

Ciononpertanto, lontano dall’attribuire effetti sull’oidio al taglio fatto tardi o presto, ritengo che sarà sempre ottima cosa il liberare avanti l’inverno le viti dai sarmenti