Pagina:Gaetano Cantoni - Trattato completo di agricoltura, 1855.djvu/262


dell’uva. 257


Nè voglio dire che la malattia non possa mai scomparire, asserendo che la sua scomparsa autunnale è dovuta piuttosto alla mancanza delle necessarie condizioni alla sua esistenza, che ad un vero termine di vegetazione. L’oidio potrebbe durare indefinitamente, potendo ogni anno ricomparire durante l’estate, ma vi ha una legge naturale che si oppone al costante dominio di enti esotici e stranieri ad un dato clima. Questi enti coll’indigenarsi, ossia col mettere la loro esistenza in accordo colle nuove condizioni di clima, cambiano in parte la loro essenza e perdono a poco a poco il loro primo modo di esistere, finchè divengono innocui, o scompajono affatto per l’assoluta mancanza di condizioni loro favorevoli. La peste, il cholera, la febbre gialla, non che tante altre malattie contagiose ed epidemiche, subiscono le stesse leggi, come la subiscono in parte attualmente anche il calcino ne’ bachi da seta, e la malattia de’ pomi di terra. Sperabile è dunque che pure l’oidio sia di passaggio, cioè, che d’anno in anno la sua riproduzione riesca meno nociva, finchè la vite possa riprendere il proprio suo modo di vegetare, come pare che il fatto ce lo provi mostrandoci i tralci in stato sempre migliore dell’anno antecedente.

Intanto le conseguenze dedotte dalle osservazioni degli scorsi anni possono ridursi alle seguenti:

1.° La causa prima della malattia non è ancor ben conosciuta. Sembra però che avanti tutto abbia agito una causa meteorica, poichè il solo contatto non spiegherebbe la rapida ed estesa diffusione del male, come non spiegherebbe certe eccezionali immunità. Qualunque muffa suppone un’alterazione preesistente del corpo sul quale primitivamente si sviluppa.

2.° La malattia si mostra per mezzo di una alterazione particolare dei tessuti esterni della vite. Ogni anno si mostra singolarmente e primitivamente sulle parti verdi: tutte le muffe ed altre anomalie riscontrate alle radici sono effetto d’altre cause, e specialmente del deperimento della pianta, e non possono confondersi coll’oidio. Esenti ne sono gli umori della vite, esente insomma tutto l’organismo della vite, tranne le parti esterne.

3.° L’esposizione, la qualità del terreno e la diversità nelle sostanze concimanti non influiscono gran fatto sul contrarre o no la malattia. Ciononpertanto le esposizioni soleggiate furono le prime ad essere invase, e per conseguenza le prime