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254 dell’uva.


La mora, o bruseccio, più sopra accennata è un effetto delle nebbie e delle piogge prolungate, cui prontamente sussegua un sole cocente.

La muffa comincia coll’attaccare la pagina inferiore delle foglie, le quali si gonfiano leggiermente fra le nervature; indi attacca i teneri germogli ed anche i grappoli, la vegetazione si arresta finchè non si sviluppi qualche bottone anticipato, o della base del germoglio attaccato. Se la malattia prende la pianta quando siano già formati gli acini, allora anche questi ne sono presi, induriscono, anneriscono, scoppiano e cadono disseccati. Questa malattia siccome è accompagnata da una muffa, può ricomparire più anni di seguito, singolarmente se la primavera si mantiene piovosa.

La lebbra, o farinella, che abbiam veduto attaccare il pesco, è pure una delle malattie della vite, assai affine all’oidio, e che finora non riconosce rimedio sicuro.

L’oidio, nome generico a tant’altre muffe, e che per distinguere questa che di preferenza invade la vite, venne detta Oidium Touckeri, da Toucker che pel primo nel 1845 l’osservò nelle serre inglesi. Oidio assai ingrandito.
A. Ramificazione delta muffa.
B. Filamenti che sostengono le spore.
C. Spore.
D. Spore maggiormente ingrandite.
Dall’Inghilterra passò l’oidio nelle serre francesi pel mezzo del commercio di piante, e di là si sparse nei campi e nei dipartimenti viticoli del mezzodì. Da queste località, per le comunicazioni marittime si è portato in Italia, ed i primi luoghi a provarne i danni furono quelli vicini ai porti di Livorno e di Genova. In Lombardia comparve dal 1850 al 1851.

Questa muffa, come lo dimostra la figura 294, ha gli steli serpeggianti ed intrecciantesi sui tralci, sulle foglie e sui grappoli della vite, sorgendo ritti soltanto quei filamenti che sono destinati a por-