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dell'albicocco. 209

dei fori; nella parte superiore vi s’introduce una canna alquanto lunga, alla di cui estremità havvi come un pomo inaffatojo, destinato ad emettere il fumo.

L’apparecchio si dispone col carbone acceso e col tabacco umido; col soffietto si spinge il fumo per la canna F al dissotto dello spazio ricoperto della tela bagnata, e si continua finchè ve ne sia raccolto in buona quantità. La tela vi si lascia un giorno intiero. Il fumo e le gocciole acri e narcotiche che si condensano sulla pianta uccidono i gorgoglioni. In seguito s’inaffia nuovamente la pianta con acqua pura, usando la pompa a mano, allo scopo di staccare gli insetti. Quando, come ordinariamente avviene, non basti una sola operazione, la si ripete dopo due o tre giorni.

Le formiche si prendono come abbiamo indicato farsi colle vespe e coi calabroni.

dell’albicocco.

§ 912. L’albicocco (armeniaca vulgaris, fig. 250), detto anche meliaco, è pianta che dall’Armenia venne diffusa nell’Europa; fiorisce in marzo e matura tra la fine di giugno ed il principio di luglio. Anche l’albicocco conta alcune varietà distinte pel maggiore o minore volume, o per la diversa epoca di maturanza. La precoce fioritura di questa pianta fa sì che, dove siano possibili le brine dopo la metà di marzo, non la si può coltivare all’aperto, ma è necessario disporla a spalliera.

La moltiplicazione dell'albicocco si fa per semi; avvertendo che molte delle varietà più distinte si riproducono semplice-