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del mandorlo. 173

spesso vien colto dalle brine, dalle nebbie, od anche da un freddo continuato che impedisce al frutto o di fecondarsi, o di resistere dopo la fecondazione. Climatologicamente parlando, occupa adunque il mandorlo un posto di mezzo tra l’ulivo e la vite. Questa pianta è proveniente dall’Asia, e nell’Italia era conosciuta fin dal tempo de’ Romani. Una volta però non era coltivata che la varietà a seme amaro, in seguito s’introdusse la varietà dolce, che venne poi diffusa in tutto il mezzogiorno dell’Europa, e singolarmente nella Spagna, nella Sicilia e nella Francia meridionale.

Il mandorlo, come dissi, conta la varietà a frutto dolce e quella a frutto amaro; queste poi hanno sotto varietà distinte pel maggior o minor volume e precocità nella fioritura. La varietà dolce singolarmente tiene alcune sottovarietà a guscio duro, ed altre a guscio più o meno tenero, che si rompe colle dita. Queste ultime sono le più apprezzate. La varietà amara è riservata per le località facili ad essere derubate.

Questa pianta, che una volta era molto coltivata anche nella bassa Lombardia, meriterebbe d’essere nuovamente introdotta, specialmente sui colli alquanto aridi, anche esposti ai venti, ove, insieme alla vite, riesce a stento il gelso: ma vorrebbesi che la coltivazione non fosse abbandonata al caso, lasciando che la pianta vegeti e si distenda a suo talento; e che si seguissero le norme usate nella Provenza ove è sottomessa ad un taglio regolare, ottenendosi con ciò d’aver maggior frutto e minor ombra. Certo è che, oltre alla buona qualità, sarebbero a scegliersi quelle varietà che fioriscono più tardi, ondo maggiormente evitare il pericolo delle brine; io vi indicherò le varietà coi nomi accettati in Provenza e nel com-