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fitto del terreno che della vegetazione. (Vedi § 20). Chi credesse di poter superare d’un salto questo stadio di preparazione d’un terreno, s’ingannerebbe di molto: noi possiamo abbreviarlo coi ripetuti lavori e colle abbondanti concimazioni organiche, specialmente animali, ma non possiamo evitarlo. — Così pure grandemente s’ingannerebbe chi perdesse la speranza di superarlo, come avviene a molti i quali non conoscendo che vi deve essere, e trovando ben poco beneficio, od anche una perdita nel bilancio delle prime coltivazioni, smettesse ogni cura ulteriore, ed abbandonasse l’impresa.

Persuasi inoltre che questo terreno inerte, prima di cedere qualche cosa alla vegetazione, non fa che assorbire, trattenere e prepararsi esso medesimo, avremo cura, nei lavori alquanto profondi, di non mescolare i due strati, cioè il coltivabile e l’inerte, poiché quest’ultimo si preparerebbe a spese del primo, e da ambedue risulterebbe una mescolanza meno utile alle piante, che non fosse il solo strato coltivabile.

Dunque l’aereazione, portata dai diversi lavori nel terreno inerte, serve soltanto alla preparazione. Nello strato coltivabile all’incontro serve a qualche cosa di più; serve cioè alla formazione dei materiali direttamente utili alle piante per mezzo delle sostanze artificialmente aggiunte, ed a far subire al terreno una vera nitrificazione pel concorso dell’aria e delle sostanze organiche. — Il colore diverso, che già accennai siccome prova d’una diversa combinazione chimica dei materiali costituenti il terreno, non solo serve a distinguere lo strato coltivabile dallo strato inerte, ma eziandio a distinguere l’antichità e le cure di coltivazione d’uno strato coltivabile, confrontato con altro di egual composizione chimica. Lo strato coltivato da più lungo tempo, o che a parità di tempo abbia ricevuto maggiori lavori e maggior quantità di concimi, si presenterà di