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cedere qualche cosa, non agiscono favorevolmente sulla vegetazione, e che anzi talvolta le arrecano danno. Laddove, cominciano appunto ad esercitare i benefici loro effetti allorchè, essendo passato un tempo più o meno lungo, a norma che pel loro stato primitivo di minor o maggior suddivisione, può ritenersi che i materiali concimanti siansi combinati a quelli del terreno.
Le sperienze di Brustlein confermano tutte quelle finora citate sulla facoltà che ha il terreno coltivabile di assorbire i materiali utili alle piante, esercitandole di preferenza coi materiali che più abbondano d’argilla nella loro composizione; e sebbene riconosca che le materie concimanti devono essere presentate in condizioni speciali alle radici delle piante, che devono cioè subire alcune modificazioni chimiche, pure gli sembra più facile che assorbano i materiali utili ridisciolti dopo quella speciale previa modificazione, che non quelli che si conservarono costantemente allo stato di soluzione e non assorbiti e trattenuti dal terreno. Chiude pertanto la succitata memoria con queste parole:
Tenendo conto della debole dose d’ammoniaca che esiste nel suolo arabile, della sua minima solubilità e diffusione; sapendo inoltre che le reazioni degli altri alcali, salvo la volatilità, sono identiche a quelle dell’ammoniaca; sembra assai probabile che le piante scelgano la massima parte dei loro alimenti in soluzioni allungatissime, nelle quali si trova l’elemento azotato che loro è necessario allo stato d’ammoniaca o d’acido azotico. Non è a dubitare che sia così; i vegetali acquatici ne forniscono la prova, e le belle sperienze di Boussingault stabilirono che una pianta acquista un completo sviluppo in una terra formata di sabbia quarzosa pura e calcinata, avendo per unico ingrasso nitrato di potassa, fosfati e ceneri alcaline. In queste condizioni, il vegetale è necessariamente obbligato a prendere il suo alimento in una soluzione.