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tenente soluzioni allungatissime di sali anche ritenuti siccome utili, ossia che deperiscono più lentamente in un mezzo che somministra loro soltanto l’umidità e nessun nutrimento in soluzione, che non quando siano obbligate ad assorbire, coll’acqua, altri materiali da esse non elaborati. — Ma le sperienze citate nella memoria del 20 aprile 1846 con maggior evidenza provano non solo che le piante muojono più presto nelle soluzioni che nell’acqua pura, ma eziandio che le stesse soluzioni, aggiunte al terreno, riescono tanto più nocive quanto più possono agire liberamente. Perciò le prime a risentirne il danno furono le piante che vegetavano nella sabbia, poi quelle che erano nella terra magra, indi quelle che si trovavano nella terra migliore. Soggiunge quindi il Bouchardat.
La buona terra non solamente fornisce alle piante i materiali utili, ma si oppone anche all’assorbimento di principj nocivi.
Infatti la buona terra fu l’ultima a lasciar sentire l’influenza dannosa delle soluzioni, sebbene essa pure abbia favorito assai meno la vegetazione che non l’identica terra bagnata con acqua scevra d’ogni sostanza disciolta.
Il Bouchardat su questo proposito ci fornisce nuove prove nelle sue sperienze sullo sviluppo delle piante le cui radici pescano nell’acqua. Queste furono fatte sopra semi di polygonum orientale. — I semi disseccati si fecero germogliare nella flanella inumidita, indi furono sostenuti sopra l’acqua distillata. Dopo 61 giorni di vegetazione languida, le pianticelle deperirono; furono ripesate, e riscontrate complessivamente pesanti come i semi, notando soltanto un aumento d’ossigeno, ed una diminuzione di ceneri. — Nel terriccio bollito con bicarbonato di potassa, ed abbastanza allungato perchè non