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acque della Vettabbia, la quale esce dalle mura di Milano carica di materie organiche azotate. I coltivatori usano questa sorta di concime soltanto pel prato; ma i prati irrigati dalla Vettabbia, di prodigiosa produzione, devono di quando in quando essere scoticati, perchè uno strato altissimo spungoso di radici e steli s’interpone fra la terra e le nuove radici dell’erbe pratensi. L’acqua carica delle soluzioni organiche viene egualmente assorbita, ma la produzione languisce finchè, levata la cotica superficiale, e tolto ed ammucchiato lo strato, quasi torboso formato da vecchie radici e vecchi steli, si rimette nuovamente la cotica sul terreno; mostrando con ciò assai chiaramente che le soluzioni da sole non bastano, e che agiscono soltanto in concorso dei materiali inorganici del suolo.
Ma queste sono induzioni. Passiamo ora ad osservare sperienze anteriori al dubbio del Liebig, o che furono istituite per intenti molto diversi, ma che abbiano una relazione con quanto vogliamo provare. Simili sperienze mi sembrano importanti perchè non possono essere tacciate di idee preconcette.
Biot (Compt. Rend. de l’Acad. des Sciences. 1.er sem. 1831, pag. 12) dice:
“Quando si bagni un giacinto bianco col sugo della phytolacca decandra vedesi, nel termine di due ore, che i fiori prendono un color rosso; ciò non ostante, alla luce solare, questa tinta scompare in due o tre giorni. Evidentemente il sugo rosso passò per tutte le parti della pianta, senza alterare chimicamente e senza nuocere: nè si potrebbe certamente sostenere che questo sugo sia stato necessario alla pianta.” In questo caso la materia colorante rossa sarebbe stata assorbita, ma non assimilata.
Liebig (Chimie appliq. à la physiol. végét. pag. 104, 2.ª edition. Paris 1844) dice: