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In questi casi rassomiglia poscia il Pollacci le radici delle piante agli animali litofagi o meglio al tarlo del legno, colla differenza però che questo agisce affatto meccanicamente, mentre le radici, mediante l’acido carbonico che emettono, disciolgono ed assorbono, nel luogo di contatto, l’alimento minerale che loro è indispensabile, esercitando una vera azione chimica. — Mostra in seguito come l’acido carbonico, coadjuvato dall’umidità, sebbene debolissimo, sia capace di sciogliere tutti i minerali utili, compresi i silicati ed i fosfati. Per il che soggiunge:

Al seguito dello cose dette, non può aversi alcun dubbio circa alla maniera d’agire delle radici delle piante in contatto di quei materiali del suolo, che sono insolubili nell’acqua. Di guisa che, l'ufficio dell’acido carbonico emesso potrebbe paragonarsi a quello del succo gastrico dello stomaco. E quantunque sia molta la forza assorbente della terra per le sostanze solubili, non è mai in grado tanto eminente da uguagliar quella delle radici per le sostanze medesime.

Le sperienze e le osservazioni del Pollacci mi sembrano concludentissime, almeno per quanto spetti al provare l’emissione d’acido carbonico dalle radici. Soltanto potrebbe taluno dubitare che l’acido carbonico emesso fosse quello già assorbito dal terreno e restituito dalle radici; ma questo supposto farebbe credere ad un giro vizioso e forse inutile. Inoltre, se, come abbiamo già veduto, l’acido carbonico del terreno il più delle volte non è in quantità sufficiente, o manca affatto, o non si trova in condizioni da esercitare la di lui facoltà solvente a profitto della vegetazione, ci è forza concludere che quest’acido carbonico arriva per altri mezzi in contatto coi materiali inorganici.