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Perciò, nelle piante monocotiledoni lo strato corticale non è distinto dal tessuto legnoso, ma tutto è confuso assieme, ad eccezione della epidermide la quale deve necessariamente ricoprire e difendere dagli agenti esterni il tessuto vegetale di qualunque sorta egli sia. — Del resto, la nutrizione succede egualmente per l’interno, passando l'umor nutritivo da una cellula all’altra del tessuto cellulare involgente i fascetti fibrosi.

Ora mi resta a mostrare come i fascetti fibrosi distribuiti per entro il tessuto cellulare, siano di natura fisiologicamente identica a quelli che compongono i fascetti fibrosi del libro nelle piante dicotiledoni. Si richiami a tal riguardo la disposizione e l’andamento dei fascetti nell’interno del fusto. Essi dipartonsi dall’inserzione delle foglie e si prolungano e s’intrecciano fra loro per entro il tessuto cellulare, formando delle tramezze nei tronchi divisi a nodi, aumentando nella parte inferiore e nei nodi inferiori del tronco.

Da qualunque punto della corteccia delle piante dicotiledoni noi possiamo far sorgere le radici, applicando terra sopra un punto della loro corteccia, o presentando alle radici quel che riscontrerebbero sol quando fossero giunte alla base della pianta, cioè nel terreno. — Osserviamo adesso da qual punto aereo d’una pianta monocotiledone sorgano naturalmente, o possiamo ottenere queste radici. Prendiamo una pianta a nodi, una canna, una pianta di melgone, la gramigna, od altra simile, adagiamola sul suolo o ricopriamola di terra, e, dopo l’opportuno lasso di tempo, osserviamo da qual parte siano sorte le radici. Esse costantemente usciranno dal punto che fu detto nodo, ove abbiamo osservata la tramezza di fibre che divide un internodio dall’altro; nel qual punto si rendono più esterne, come è mostrato anche dal color verde più intenso. Per tutto il tratto che sta fra l’uno e l’altro nodo non ne vedremo sorgere alcuna,