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vasione d’insetti, o di esseri parassiti, muffe, muschi, licheni, i quali abbiano succhiata la corteccia per nutrirsi. Si osservino i gambi di vite presi dall’oidio e si vedrà, che dai più guasti, alla primavera seguente si distacca una quantità di corteccia; il qual distacco, ritennendosi da taluno effetto di vigoria, lascia sperare che la vite sia guarita: ma alla fin di maggio si vede che dove maggiore fu il distacco della corteccia maggior eziandio fu il danno arrecato alle piante. — In tutti questi casi le gemme dei rami che muojono naturalmente, che più non danno germoglio, e quelle che furono esportate col taglio, perdono parte delle loro radici, e queste vanno ad aumentare la parte corticale più esterna. Ho detto parte delle loro radici, poichè non è a credere che tutte le fibre radicali delle gemme che più non esistono o non germogliano, disecchino tutte, e tutte vadano ad aumentare la parte più esterna; molte di esse si anastomizzano con quelle delle gemme ancor viventi, come succede dopo alcun tempo nelle fibre radicali dell’innesto.

Il sostenere che le fibre corticali siano fibre radicali, provenienti direttamente dalle gemme, od indirettamente per via d’anastomosi con altre fibre presistenti potrebbe supporsi uno sforzo d’immaginazione. Importa quindi l’addurne le prove. Queste le troveremo nella direzione delle suddette fibre, negli effetti prodotti dalle lesioni di continuità della corteccia, in quelli prodotti da ostacoli al libero loro distendersi, nella stretta relazione che esiste fra le radici ed i rami, fra le foglie e le spugnette e succhiatoj, e finalmente nel modo assai diverso di comportarsi della gemma da legno in confronto di quella da fiore.

Per quanto si riferisce alla direzione, nessuno negherà che esse procedono dall’alto al basso, cioè dalla base della gemma, del germoglio, o del ramo verso la parte inferiore della pianta, cioè verso le radici. Per convincersene