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sere egli formato dallo sviluppo del polo inferiore della gemma, ossia dalle radici che svolgonsi dalla base di quella, mentre il polo superiore mostra il germoglio. Queste radici continuano ad estendersi sull’alburno, allo scopo di prendere da esso una sempre maggior quantità di nutrimento per l’allungamento del germoglio; ma in pari tempo tendono verso terra, obbedendo al naturale impulso. Nel mentre che portansi verso terra, incontrano le fibre del così detto libro della corteccia, vi s’intrecciano, vi si uniscono, ed allora cessa l’ingrossamento soprannotato.
Nell’innesto adunque la cura di mantenere a maggior prossimità possibile le due corteccie, è fatta non solo per tener ricoperto intieramente il sottoposto alburno, ma eziandio per facilitare l’intreccio e la riunione degli organi discendenti della gemma innestata colle fibre del libro, dinotando l’osservazione pratica che, in seguito a ciò, cessa quell’ingrossamento che deforma la ferita praticata, e, quel che più importa e che noi già possiamo asserire, quella specie di parassitismo ch’esercitava la gemma innestata sull’alburno del soggetto. Queste cessazioni ci fanno accorti incominciare da quell’epoca una nutrizione per alimento presso del terreno, ed un concorso nell’assimilazione di materiali tolti al terreno.
Quindi, una pianta che abbia parti verdi provenienti soltanto dalla gemma innestata, prenderà dal terreno quei soli materiali che abbisognano per l’ulteriore sviluppo di questa; se le parti verdi saranno in parte del soggetto ed in parte di gemme innestate, ogni germoglio s’approprierà i materiali opportuni, poichè ogni gemma, sia innestata che propria della pianta, funziona isolatamente, tanto allorchè può considerarsi parassita vivendo a spese dell’umore trasmessovi dal legno, quanto allorchè abbia spinto le proprie radici nel terreno o che le abbia anastomizzate con altre che già vi giungevano. — Le prove